I vincitori del concorso Barzhax- GialloFestival2020

Segnalata nr 1
Ilaria Montaguti
Il pappagallo detective

Segnalata nr 2
Chaira Campia
Salvalo

Terzo classificato
Alessandro Domenici
Roba da togliere il fiato

Secondo classificato
Laura Mazzucato
Sunday

Primo classificato
Romeo Lucchi
Procedendo per gradi

 

IL PAPPAGALLO DEL DETECTIVE di Ilaria Montaguti

Chiunque nel dipartimento sapeva che il detective Weasel era un cane sciolto. Raddrizzato dopo un passato borderline, era il più abile cacciatore in circolazione. E l’omicidio di John Reiner, socio della Reiner & Lynch, era in un vicolo cieco quando gli fu assegnato il caso.

Weasel entrò nella stanza. Si accese una sigaretta. Fissò tagliente la donna seduta e iniziò il suo gioco: – Io evito i convenevoli, Signora Lynch. Entrambi sappiamo perché è qui. È l’ultima persona che ha visto Reiner vivo –

– …e ciò proverebbe che l’ho ucciso? – lo sfidò lei

Certo che no. Ma il suo socio murato in una cassa le frutterà una fortuna e il pieno controllo della società. Lei è colpevole, Amanda. È stata scaltra ma non abbastanza. Ha perso un pezzetto del puzzle e io l’ho trovato –

La donna ricompose la propria spavalderia: – Stai bluffando –

Weasel le si avvicinò: – Il crimine esige perfezione. Nulla va sottovalutato. Dia retta a uno che la sa lunga –

Profonde crepe intaccarono la sicurezza di Amanda: – Sentiamo…quale sarebbe questa maledetta prova? –

Il detective azionò il registratore. Una voce scattosa riempì il silenzio: “Non sparare! Amanda! Non sparare!”

La sua espressione vale mille parole, Amanda. Sì, a fregarla è stato un misero pappagallo. E ora, ne vogliamo parlare? –

Quando Weasel uscì dalla stanza, realizzò di aver messo a segno il suo colpo migliore. Quasi fuori dal dipartimento, il comandante Sweeney lo fermò: – Scusa, dove vai? E perché quel pappagallo? –

Io me ne vado. E lui è con me –

Aspetta. Sei riuscito a risolvere il caso? –

Ci sono casi che nessuno risolverebbe. Neanche io. –

 

SALVALO

Strinsi il biglietto fra le mani e chiusi gli occhi.

Immerso nel profumo di cenere e legna fresca proveniente dal camino, riuscivo ad immaginare la sua mano pallida tracciare quelle lettere regolari. Ero certo avesse sorriso, gentile e sereno come sempre, mentre scriveva la sua verità.

Il mio migliore amico, il mio testimone di nozze, l'uomo che anni prima mi aveva salvato la vita; colui che, in una diversa realtà, avrebbe guardato il fuoco insieme a me.

Era lui l’autore del messaggio.

Lui che diceva di essere un pessimo giocatore di scacchi, mentendo.

Lui che diceva di essere un pessimo bugiardo, mentendo.

Lui che diceva di essere innocente, mentendo.

Udii i passi nel corridoio.

La carta è flessibile, ma fragile e se viene abbandonata a dita indelicate ed aggressive può divenire tagliente o perire.

Ricostruii l’ingegnoso furto.

Un foglio piegato non tornerà mai più come prima. Le ombre di dove è stato costretto a soccombere con la forza lo marchieranno per sempre.

Immaginai due scenari. Al secondo rabbrividii. “Salvalo”, pensai.

Alcune tipologie di pergamena sono troppo rare e delicate, troppo importanti, perché le si possa sacrificare.

La porta si aprì e quando sollevai le palpebre un foglio accartocciato ed una busta giacevano abbandonate sulla legna, oramai avvolte ed annerite dalle fiamme. Le sue parole, pericolosamente sincere, svanite.

Un collega mi si affiancò -Crede che lo prenderanno, Commissario?-

Un indesiderato senso di sollievo si irradiò come calore lungo le mie mani intorpidite. Sorrisi.

-Certamente- risposi, mentendo.

ROBA DA TOGLIERE IL FIATO! di Alessandro Domenici

Un omone si affacciò all’ingresso e coprì con la sua mole una fetta di luce: - Buongiorno, Tarta.

Il meccanico borbottò una risposta. L’omone si avvicinò a passi pesanti: - L’auto è pronta?

- Ho cambbb-iato solo ooo-lio e filttt-ri – facendo schioccare la lingua ogni volta che una lettera gli s’inceppava tra i denti.

- I freni sono apposto?

Il meccanico annuì.

- Bene. Perché devo andare alle terme e ci saranno da affrontare parecchi tornanti in discesa – l’omone si accostò all’auto e aprì la portiera - per premio ti dirò una ricetta che ho appena realizzato, sanguinaccio e castagne, la vuoi sentire? - e senza aspettare la risposta gliela disse.

- DDD-evi paggg-are!

L’omone fece finta di non capire: - Da quanto tempo è che non facciamo una cena? Con Anna, Franco e tutti gli altri?

Lo sai benissimo, è da quando ti scopi mia moglie! Pensò il meccanico.

- Bisogna farla al più presto, magari nel mio ristorante – salì e abbassò il finestrino - ti pago la prossima volta, Tarta, sono di fretta… c’è una pollastrella che mi aspetta – strizzò l’occhio - mi raccomando: mettici un filo d’olio sopra il sanguinaccio. Roba da togliere il fiato, vedrai! – accese l’auto e se ne andò.

È vero, un filo d’olio può togliere il fiato… anche per sempre. Pensò il meccanico mentre osservava la sottile punta a ferro che aveva usato per fare due fori nel serbatoio dell’olio dei freni.

SUNDAY di Laura Mazzucato

La sala era gremita. Tra i tavoli, tutti occupati, i camerieri si muovevano lesti, ma discreti, attenti a soddisfare ogni richiesta dei clienti, senza disturbare le loro conversazioni e lo spettacolo musicale che si svolgeva al centro del locale.

Le luci, basse e soffuse, rivestivano di un alone lattiginoso corpi e arredi, mentre le note dello swing saltellavano ritmate e gioiose negli spazi vuoti, mescolandosi a chiacchiere, risate, tintinnii dei bicchieri.

 Dall'alto della scalinata di accesso al locale, avvolto dall'aroma intenso della Gauloises tra le labbra, il proprietario si godeva soddisfatto la scena.

L'ennesimo successo del suo locale au grand complet.

Aveva appena riposto in cassaforte parte dell'incasso della serata e più tardi avrebbe aggiunto i proventi della sala da gioco.

Era ricco! Circondato dal lusso, da gente pronta a scattare a un suo comando, a compiacerlo in cambio della sua protezione. Ogni desiderio soddisfatto.

Sua anche la donna sensuale che cantava e ballava in quel momento e che aveva lasciato da poco il caldo rifugio delle sue braccia.

La voce di lei, nera, calda, profonda, stava cantando Sunday.

Il suo corpo, lucida liquirizia avvolta nella seta rossa, si muoveva vibrante e sensuale. La mano batteva il tempo sul fianco, le gambe eseguivano passi di danza: secondo, quarto tempo, tre passi a destra, un volteggio, altri tre passi.

Un uomo si era alzato dal tavolo. Salite le scale, gli passò accanto, probabilmente diretto alla sala da gioco. Non ci fece caso, gli occhi fissi sulla dea bruna.

Quella notte trovò la cassaforte aperta e vuota. 

Qualcuno aveva scoperto la combinazione: 2-4-3-1-3.

PROCEDENDO PER GRADI di Romeo Lucchi

Guardò ancora una volta la sua stessa testa fissarlo dal pavimento. Era decisamente la sua, senza ombra di dubbio. Era stata decapitata con un taglio netto da una grossa lama. Cambiò prospettiva e con gli occhi della sua testa sul pavimento vide sé stesso ritto in piedi. Decise di procedere per gradi. Stava forse dormendo? Doveva escludere la possibilità che si trattasse di un sogno. Con un rapido gesto s’infilzò la coscia con il tagliacarte che stringeva nella mano sinistra. Entrambe le teste ebbero un sussulto e all’unisono emisero un grido di dolore. O almeno così parve all’uomo che prontamente gettò a terra il tagliacarte. Per un breve lasso di tempo aspettò che accadesse qualcosa. Non registrò nulla di rilevante, a parte il forte dolore alla coscia sinistra. Annotò nella mente il dato: non stava sognando. Spostò lo sguardo di un paio di metri e vide il corpo. Se c’erano una testa e un corpo separati con tutta probabilità appartenevano al medesimo uomo. Escluse l’ipotesi del suicidio. Non restava che scoprire chi era l’assassino.

Era bravo a trovare il colpevole, il migliore. Nessuno riusciva a farla franca. Da vent’anni aveva un’agenzia in società con il fratello, col quale suo malgrado condivideva tutto… anche Maria.

Per lui non era mai stato facile avere un gemello.

Doveva mettersi subito al lavoro. Posò il machete, che stringeva ancora nella mano destra, si rimboccò le maniche e si rese conto con orrore che la camicia appena ritirata dalla lavanderia era tutta sporca di sangue.

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