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Damster edizioni

Francesca Tombari
Avrei voluto parlare d'amore

Avrei voluto parlare d'amore
Prezzo Fiera 14,00
Prezzo fiera 14,00

Una storia vera, raccontata magistralmente da Francesca Tombari
Romanzo vincitore del premio letterario nazionale Buk2012



“Rosso ed è caldo, scivola fra i capelli, sul collo,lungo la schiena, è il mio sangue.
Di nuovo l'odore di ferro e terra bagnata mi penetrano nel naso,ma ora ne sento il sapore anche in bocca mentre scende nella gola.”

I miei genitori hanno acquistato la casa del Tarugo nell'ottobre del 1986.Il caso, la sorte, il fato, o forse due anime non soddisfatte del loro destino,hanno voluto che percorressi quello stretto sentiero in salita che porta alla fonte.
Lì ho trovato, scivolandoci accanto, una piccola lapide con la data della morte di Luigia.Della seconda Luigia.
La prima si era uccisa il giorno della nascita della sorella.
Con testardaggine ho voluto raccontare la loro storia.
Le memorie locali le definiscono suicide, a loro è stato tolto ogni sacramento e misericordia dovuti a chi lascia la vita terrena ma nessun accennno al perchè di una tale azione.
Un' unica nota segnala il padre per “condotta cattiva”.
I genitori ed i fratelli sono sepolti l'uno accanto all'altro e li ho potuti vedere negli occhi.
I grandi baffi neri del padre sono come me li ero immaginati.
Lo sguardo rassegnato e perso nei ricordi di sua madre è come l'ho raccontato.
La prima Gigia avrebbe compiuto 101 anni, la secondo sarebbe potuta essere mia nonna.

Primo capitolo

Il 18 ottobre 1914 compivo diciotto anni.

Nessuno se ne era ricordato e nessuno mi aveva rivolto la parola come ormai avveniva da mesi.
Ogni giorno uguale e nulla più da spartire con loro.
Mi ero alzata all’alba come sempre.
I vestiti mi stringevano, avevo legato i capelli in una lunga treccia nera, lavato la faccia con la poca acqua che era rimasta nel catino, dopo che l’avevano usata tutti gli altri.
Gli scarponi erano fuori dall’uscio ad aspettarmi, così come Zaira la mia amata cagnetta.
La cucina era buia ed era finito il pane, me lo aveva urlato mio padre uscendo di casa.
Avrei voluto urlare, ogni parte di me lo faceva nel mio assoluto silenzio.
Sul tavolo c’erano le ciotole con la farina e le uova che il giorno prima avevo preso nel pollaio.
La festa era vicina, il prete doveva ancora passare per la benedizione, l’anno prima aveva lasciato una caramella per ogni piccolino, la loro gioia era tangibile come la sua nel ricevere il bottiglione del vino che mamma gli aveva preparato.
Avevo pregato allora, era giunto il tempo per riscuotere.
Mamma non si era alzata, la sentivo ansimare ed imprecare, aveva le doglie. Quella mattina apriva gli occhi alla vita una nuova sorella, lo sapevo che sarebbe stata femmina. Non ho avuto il tempo di accarezzarle il viso.
Le ho lasciato in dono il mio nome.
Il sentiero era fresco, l’aria fruttata, la vigna ormai spoglia dei suoi dolci chicchi ed io camminavo fra i ricordi sereni ed i desideri spezzati. Zaira saltellava avanti a me rincorrendo farfalle.
Nonna alle mie spalle, l’addio era nei miei pensieri. Girandomi un’ultima volta le avevo sorriso serena, salutandola con la mano.
Un foglietto, fra le dita, “Avrei voluto parlare d’amore”.

Specifiche

  • Pagine: 180
  • Anno Pubblicazione: 2010
  • Formato: 14x20 cm
  • Isbn: 978-88-95412-10-8
  • Prezzo copertina: 14

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