Lorenzo Di Matteo
Bruno

Bruno
Prezzo Fiera 15,00
Prezzo fiera 15,00

Dal primo bacio caduto dal cielo a tredici anni, fino all’incredibile epilogo sui quaranta; passando per relazioni confuse, non avvenute, proibite, eteree, comiche, senza senso: diciannove racconti con un unico protagonista, Bruno, che tenta, anno dopo anno, di dialogare e intrecciarsi con l’altro sesso.

Primo capitolo

Brindammo e bevemmo tutto alla goccia. E poi il bis, sempre con la crema di whiskey. E ridemmo. Quindi Marta lavò i bicchieri per non lasciare tracce e io intanto m’appoggiai sul divano, dove c’era un librone blu del padre, “Le tragedie di Shakespeare”. Marta rimise la bottiglia tra le altre nel mobile bar, poi venne ad abbracciarmi, coi suoi capelli lunghi e biondi che non mi facevano respirare. Me li spostai dalla faccia e cercai le sue labbra… Poi un rumore, temuto e inimmaginabile: la chiave era entrata nella toppa della porta. I genitori dovevano tornare per cena, ma la chiave girò rumorosa nel tardo pomeriggio, là dove l’empirico vince sempre sul metafisico. Marta mi trascinò davanti a un muro nel salone, prese una chiavetta sopra un mobiletto e la infilò in una fessura del muro; questa chiavetta aprì una porticina, che dava a un antro segreto dietro il muro e mi ci spinse dentro. Una specie di cassaforte. Richiuse velocemente a chiave e salutò i genitori come se niente fosse. Ero al buio completo, in un luogo angusto dove non si poteva stare in piedi. Il cuore cominciava a martellarmi le costole e non capivo dov’ero. Come una scimmia cieca e in trappola. Avevo l’accendino in tasca, lo accesi: intorno a me c’erano varie cose ammonticchiate, ciarpame e chincaglierie, tra cui un quadro: il ritratto di una giovane donna coi capelli lunghi e il naso da clown, che sorride. E di fronte a questo ce ne era un altro: un giovane uomo coi capelli brizzolati e il naso da clown, che sorride. Poi l’accendino mi bruciò il pollice e tornai al buio. Sentii la famiglia prendere il tè, guardare la tv, cenare, chiacchierare; finché poi non sentii più il benché minimo rumore, il benché  minimo bisbiglio. Ma poi qualcuno infilò e girò la chiavetta, trattenni il respiro, chi era? Era Marta, che mi prese per un braccio, mi trascinò nella sua cameretta e chiuse la porta. Mi diede un cuscino e una coperta, e mi invitò a dormire sotto il suo letto, così che se durante la notte i genitori fossero entrati, non mi avrebbero visto. Mentre mangiavo un panino che mi aveva preparato di nascosto, le dissi che volevo andarmene subito via, ma la porta di casa era chiusa a chiave, mi disse, e non si poteva uscire. Dovevo fare pipì, ma anche questo era impossibile, perché il bagno era davanti la camera da letto dei genitori; mi diede una bottiglietta di plastica. Dissi di no, avrei potuto di certo trattenerla. Quella notte non dormii a causa della mia vescica piena e di un tremendo russare, che mai avrei immaginato potesse provenire da un essere come Marta; di tanto in tanto diedi delle leggere ginocchiate alla rete del materasso per farla smettere, senza esito. A notte fonda presi esausto la bottiglietta e, giratomi su un fi anco, la riempii. Solo allora mi rilassai e benché lei continuasse a russare, finalmente crollai. Mi sentii scuotere, aprii gli occhi, era giorno: “I miei escono tra poco. Ci vediamo in classe alla seconda ora. Tieni, queste sono le mie chiavi di casa”. Annuii rintronato prendendo le chiavi. Rimasi sotto il suo letto, finché non sentii il padre e la madre uscire di casa e chiudere a chiave. Attesi ancora qualche minuto prima di muovermi. Per prima cosa andai in bagno, svuotai la bottiglietta, la nascosi tra i rifiuti e poi in cucina bevvi del succo di frutta. Quindi andai in salone per rivedere il rifugio segreto. Cercai la chiave sopra il mobiletto, ma non c’era. Allora guardai su un altro mobile, dentro i cassetti, niente da fare. Poi i miei occhi caddero su quel librone sopra il divano. Mi sedetti accanto a questo e lo presi in mano: “Le tragedie di Shakespeare”. Aprii il libro. Romeo e Giulietta era il titolo della prima tragedia, ne avevo sentito parlare. Le prime pagine non mi dispiacquero, così continuai d’istinto, inerpicandomi in quel testo teatrale, fi no alla fi ne. Solo a quel punto con gli occhi rossi alzai lo sguardo e notai il padrone del libro a pochi passi da me, che mi guardava sorseggiando un caffè. Sobbalzai. “E tu chi sei?”, rimasi basito, chiusi il libro, muto, “Posso sapere il tuo nome?” Mi tremavano le labbra. Continuò: “Se vuoi continuare a leggere il libro fai pure… io devo mettermi a lavorare di là nel mio studio.” Mi alzai e dissi: “L’ho finito” “Tutto quanto?” “No, no, solo la prima… tragedia…” dissi restituendogli il libro; lo prese. “Ce ne sono quattro di tragedie qua dentro, quattro capolavori, leggi anche gli altri…” “Vado… devo andare a scuola…” Guardò il suo orologio e sorrise, io guardai il mio. “Conviene che tu ci vada domani”, mi disse. Era mezzogiorno e mezzo, avevo letto per quattro ore. “Prendilo questo libro, dico sul serio, io ne ho un’altra copia…” Allora lo ripresi con un po’ di esitazione e poi continuò: “Tutto questo può rimanere un piccolo segreto tra me e te.” E aprì la porta di casa. Arrivato in strada guardai il cielo e respirai per la prima volta. In tasca avevo le chiavi di Marta. E in mano quel librone. Andai in un parco e, seduto su una panchina, continuai a leggere.

Specifiche

  • Pagine: 74
  • Anno Pubblicazione: 2018
  • Formato: 150*210
  • Isbn: 978-88-943065-8-3
  • Prezzo copertina: 15€

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