Alessandro Scorsone
Il giorno del giudizio

Il giorno del giudizio
Prezzo Fiera 25,00
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La poliziotta Erika Cristiani, un serial killer e un’indagine in corso. Un "caso" come un altro confinato in un dossier. Ma, al di sotto della superficie, nelle profondità della storia, si articolano dinamiche sconosciute ai più. Pochi, gli eletti, sono a conoscenza di un evento che si abbatterà sull’umanità: il Giudizio Universale. Come sventare l’inevitabile? Il dossier della dottoressa Cristiani è la chiave di volta. Svelerà gli arcani segreti che si celano dietro le porte del Potere. Oscuri presagi sono ascoltati attraverso i canali della radio, la Voce di un Giustiziere parla con chiarezza: punirà coloro che hanno commesso peccato. Esiste una via per la salvezza?

Primo capitolo

REPORT NO.1

I

Ho ascoltato la registrazione, letto, studiato e rivisto i rapporti degli inquirenti, riprodotto il video che aveva segnato l’esordio dell’evento critico: il tutto, per lo meno, cento volte. Ancor oggi le voci di quell’audio riecheggiano con violenza nella mia mente, tormentando le mie ore notturne. Un suono ritmato e strozzato, simile a un tamburo, d’intensità crescente, che pareva generato dallo scoccare di rulli medievali. In realtà era la sigla di Radio Cielo, programma radiofonico trasmesso in prima serata alle ore venti. Al termine della sigla, ecco lo scrosciare degli applausi, provenienti da sottofondo. Tutto iniziò in una fredda e piovosa sera di novembre. Lì, in quel piccolo studio radiofonico. «Salve a tutti!», esordì la presentatrice del programma, con tono cordiale e disinvolto, al termine del battere delle mani. «Benvenuti a Radio Cielo da Desirèe Simoncini, coordinatrice della puntata di questa sera, e che, come sempre, v’invita a rivedere i contenuti video della nostra trasmissione sul sito internet www.radiocielo.com». Dopo altri quindici secondi d’applausi, la ragazza riprese: «Grazie come sempre per la vostra partecipazione! Come ogni sera, c’è un pubblico molto caloroso! Partiamo subito con la presentazione dell’argomento di oggi: analizzeremo un tema su cui vorrei coinvolgere, soprattutto, i giovani ascoltatori: Cosa ne pensate della politica moderna? Consultando le notizie web, i giornali e la televisione, abbiamo focalizzato l’attenzione su un evento che ha tenuto banco di recente, legato alle vicende di un noto Istituto di credito. La banca in questione versa sull’orlo del baratro, e a seguito di varie pressioni esercitate dalle forze politiche, il governo, questa mattina, ha varato un decreto che consente alla nostra Banca Centrale di erogare fondi pubblici a vantaggio di quegli istituti, diciamo così, un po’ in difficoltà. E ciò, naturalmente, per tutelare il denaro dei loro correntisti. Fatta questa premessa, la questione di oggi è: Vi sentite finanziariamente tutelati dai nostri politici? Le istituzioni proteggono i nostri risparmi, oppure no? Attendiamo le vostre opinioni. Prego chi c’è in linea?». «Buona sera a tutti!», rispose una voce femminile dall’altro capo del telefono. «Buona sera! Chi sei e da dove ci chiami?», riprese Desirèe. «Mi chiamo Margherita, ho ventiquattro anni, e telefono dalla provincia di Verona. Volevo farvi i complimenti per la vostra trasmissione!». «Grazie per il tuo conforto, Margherita!», rispose la conduttrice.«Sei davvero molto gentile. Esponici, adesso, la tua opinione in merito all’argomento di questa sera!». «Ecco, io credo che oggigiorno ci siano molti giovani politici seriamente impegnati nel sociale. Di certo, il governo che ha stanziato i fondi ha ritenuto, anzitutto, di dover preservare i tanti posti di lavoro necessari al funzionamento dei vari istituti finanziari. I miei genitori, ad esempio, sono entrambi impiegati di banca: persone oneste che svolgono un mestiere importante a garanzia dei risparmiatori e dei cittadini che vengono a chiedere un prestito al fine di avviare la propria azienda o un mutuo per l’acquisto di casa. Grazie per lo spazio che mi avete dedicato, buona serata». «Ti ringraziamo per il tuo intervento!», disse Desirèe, con un sorriso. «C’è un’altra telefonata in linea…». «Salve, sono Marco, quarantun anni e telefono da Salerno». «Ciao Marco. Dicci la tua!». «La ragazza che ha parlato prima è un po’ troppo ottimista: senza dubbio ci sono molti impiegati di banca onesti, ma che si pensa di tutti quei dirigenti disonesti che spingono i poveri pensionati e i piccoli risparmiatori a intraprendere investimenti rischiosi? A giocare in borsa? In questo modo si riduce la gente sul lastrico!». «È vero Marco», s’insinuò la conduttrice. «Ma queste sono le regole della finanza. Cosa ne pensi, invece, della manovra politica e del decreto salva-banche?». «I politici pensano solo ai loro interessi! Salvano le banche per tutelare i propri titoli di credito, non certo per aiutare i cittadini!». «Marco, non sono d’accordo!», riprese Desirèe. «Posso condividere il tuo pensiero che ci siano dei politici disonesti, ma non possiamo, certo, far di tutta l’erba un fascio! Non credi anche tu?». «Per me una classe politica vale l’altra. Sono tutti uguali!». «Dobbiamo chiudere la linea!», rispose Desirèe. Gli autori del programma dovevano averle fatto chiaro segno di concludere quella conversazione, ritenendola, forse, poco conveniente. «Ringraziamo il nostro radioascoltatore per il suo intervento. Abbiamo un’altra persona in linea, prego!». «Ciao a tutti!», esordì, timidamente, un ragazzo. «Ciao! Chi sei e da dove ci chiami?», domandò Desirèe, con il solito sorriso. «Anzitutto… volevo fare i complimenti per la vostra trasmissione… Siete davvero in gamba…», rispose il nuovo radioascoltatore, con tono di voce decisamente dimesso. «Grazie!», esclamò Desirèe. «Adesso puoi dirci il tuo nome?». Trascorsero quattro o cinque secondi di silenzio, al che la conduttrice, costatando la mancata risposta del nuovo ascoltatore, volle incalzare: «Allora?». «Scusa… ma preferirei di no…», rispose il ragazzo, dall’altra parte del capo. Dopo un primo istante d’imbarazzo a seguito di quella risposta così sommessa, Desirèe riprese: «Non vuoi dirci il tuo nome? Almeno possiamo sapere da dove ci chiami?». «Dovrei proprio dirvelo?», rispose l’interlocutore. A quel punto s’udì uno strano brusìo in studio e il pubblico, unito allo staff della trasmissione si lasciò andare a una risata. «Beh! Qui siamo in una trasmissione radiofonica: ognuno, quando telefona, si presenta dicendoci il suo nome e la città in cui vive», riprese Desirèe. «Hai intenzione, anche tu, di condividerlo con noi?», concluse con una voce lievemente sarcastica. «Se è proprio necessario… allora… sono originario di questa città». Il tono di voce timido e dimesso del radioascoltatore e le sue risposte apparentemente infantili suscitarono, in breve, sorrisi e battute ironiche espresse sottovoce fra il pubblico e gli autori del programma. Desirèe tentò a gesti di prender tempo e proseguì. «Bene! È già qualcosa! E non vuoi dirci come ti chiami?». «Che importa che sappiate come mi chiamo?». «Così! Soltanto per interagire meglio! Allora? Ci dirai il tuo nome?». «Puoi chiamarmi… beh! Chiamami pure… Nemesio!». Un secondo brusìo s’elevò nello studio. Il pubblico sorrideva come se si assistesse a un programma di cabaret. Desirèe sorrise e fece una smorfia con la bocca. «Nemesio… Mah! Che nome strano! È la prima volta che lo sento…!», riprese. «Ho capito: si tratta di un nickname, un nome d’arte! Forse non vuoi farti riconoscere dai tuoi amici!», e stavolta una sonora risata s’innalzò chiaramente fra gli astanti. Dall’altro capo, nessuna risposta. Silenzio. «Sei ancora in linea?», domandò la conduttrice. Ancora silenzio. «Allora, abbiamo finalmente capito che ti chiami Nemesio, e che telefoni da Milano…». «Io non ho mai detto questo!», rispose l’interlocutore, stavolta in tono perentorio. «Ho detto solo che sono nativo di questa città, ma che sto altrove…». «E ovviamente non ci dirai dove! È un segreto di stato!», concluse Desirèe, con maggiore ironia, il che elevò un’altra risata fra il pubblico, più forte della precedente. «Credo che le persone presenti in studio farebbero meglio a piantarla di ridere!», tuonò di colpo il radioascoltatore. A quel punto, mi figurai gli autori del programma, all’interno della cabina di registrazione, mentre inducevano Desirèe a procedere con la domanda di rito, così da congedare quello strano tipo il più rapidamente possibile. «Bene, Nemesio! L’argomento della serata è la questione se sia giusto o sbagliato che la politica aiuti le banche private e i risparmiatori con interventi diretti, impiegando denaro pubblico, nell’eventualità in cui costoro si trovassero in gravi difficoltà finanziarie. Vorremmo conoscere la tua opinione». «Allora…», l’ascoltatore riprese con voce dolce, lineare e tranquilla, come quella di uno scolaro durante un’interrogazione a scuola. «Io ho maturato la convinzione che sia in politica sia nelle banche operino persone oneste. Di certo, nelle banche si versano molti miliardi: io conosco individui che hanno depositato un sacco di soldi nelle banche…». «Che strano!», lo interruppe Desirèe, di colpo. «Non sapevo che le banche servissero per depositarvi il denaro. Abbiamo scoperto l’acqua calda!». Quell’affermazione sarcastica suscitò un’altra risata fra il pubblico. La trasmissione radiofonica s’era palesemente trasformata in un satirico show, e solo alla conclusione degli schiamazzi di sottofondo, l’ascoltatore radiofonico poté riprendere a esporre il proprio concetto: «Ho già detto che sono stufo delle tue stupide risate, e di quelle dei pagliacci che ci sono lì con te nello studio!», esclamò con severità. Il tono della voce, da dimesso e imbarazzato come s’era rivelato sino a poco tempo prima era decisamente mutato. Calò un inquietante silenzio su tutto lo studio. Dopo altri tre secondi, Nemesio riprese con la medesima aggressività: «Adesso vi dirò un nome, quello di un tizio che una settimana fa ha versato una cifra consistente su un conto bancario, frutto di un gioco schifoso che nessun politico si prenderà mai la briga di andare a controllare: questo verme disgustoso si chiama Giovanni Vaccari. Un pedofilo che vive in mezzo a noi… che si mescola fra la gente per bene. Perché non parli di questo, invece di ridere come un’oca senza cervello? Stupida conduttrice maleducata!». Desirèe e gli spettatori del pubblico, che pochi istanti prima sorridevano sicuri di avere a che fare con un perfetto minchione, s’erano ammutoliti, colpiti interiormente dalla pesantezza di quelle parole, scagliate come pietre di piombo. Seppi, poi, che gli autori del programma, con gesti plateali, avevano invitato la presentatrice a chiudere immediatamente la conversazione radiofonica con il bizzarro ascoltatore. «Nemesio, ascoltami!», riprese Desirèe, con un tono di voce molto deciso. «Ti ricordo che ci troviamo in una trasmissione radiofonica: in questa sede, non puoi lanciare accuse a delle persone che sono assenti. Se hai qualcosa da denunciare devi andare alla polizia e…» «La polizia non può far nulla!», l’interruppe. «Non hanno alcuna prova per incastrarlo! Nessuno in questo mondo ha le prove per inchiodare i colpevoli!». «Ci stiamo distogliendo dall’argomento principale della serata. Adesso siamo obbligati a interrompere il collegamento! Mi dispiace che tu la metta su toni così provocatori ma in questa trasmissione, torno a ripetere, non è consentito enunciare tali affermazioni!». «Lascia che dica un’ultima cosa!», riprese Nemesio. «Ognuno di noi conosce i colpevoli! Gente come questo sgorbio che ho conosciuto io! Li conosciamo! E a volte proprio noi stessi siamo marci fino alle budella! Eppure tacciamo! Nessuno parla, nessuno lo dice che certe cose sono contro la morale! Se l’imparassimo, il mondo sarebbe un luogo meraviglioso. Presto, potete aver fede, molto presto, esseri come questo scarafaggio riceveranno la punizione che meritano: una punizione divina!», seguirono altri istanti di cupo silenzio. Al termine, l’ascoltatore radiofonico, rientrato nella moderazione iniziale, concluse:«Vi auguro una piacevole serata. Mi scuso se le mie parole possano aver urtato la sensibilità degli ascoltatori. Di nuovo, cordiali saluti». La telefonata s’interruppe. Desirèe riprese dopo qualche istante, rallentando il vistoso senso d’imbarazzo che trascendeva l’espressione del suo viso. «Chiediamo scusa a tutti i nostri radioascoltatori. Purtroppo, a volte capita di ricevere chiamate da persone decisamente strambe come l’ultimo. Riprendiamo con la prossima chiamata». «Ciao a tutti, sono Monica, ho ventinove anni e telefono dalla provincia di Modena». «Ciao Monica, piacere di averti qui con noi», disse Desirèe. «Vuoi condividere con noi la tua opinione sull’argomento di questa sera?». «Beh! Per la verità…», rispose la nuova ascoltatrice, in modo piuttosto incerto. «…per la verità vorrei lasciare un commento sull’intervento di quel ragazzo che ha telefonato poc’anzi. È vero che, come hai detto te, sarà anche un po’ strambo, ma ha ribadito una grande verità: ognuno di noi, in fondo, conosce tanti individui che commettono azioni impure, riprovevoli, e a volte siamo anche noi stessi. Forse abbiamo paura e non lo vogliamo ammettere, ma se riconoscessimo ciascuno i nostri sbagli, e denunciassimo in modo civile quelli degli altri, credo che la società in cui viviamo sarebbe decisamente migliore. Grazie per lo spazio che mi avete dedicato. Buona serata!». Desirèe, ormai spiazzata da quell’ultimo intervento, si decise a chiudere il programma con alcuni minuti d’anticipo rispetto al previsto. «Ringraziamo Monica per il suo intervento, e tutti i nostri radioascoltatori. Stasera ci fermiamo qua: Radio Cielo torna domani al solito orario con un altro interessante argomento su cui dibattere. A risentirci, un bacio a tutti da Desirèe Simoncini». Poche ore, il silenzio della notte… La mattina successiva, intorno alle sette e trenta, all’interno di una struttura scolastica, vennero rinvenuti i resti di un corpo umano: un cadavere, brutalmente mutilato…

Specifiche

  • Pagine: 424
  • Anno Pubblicazione: 2020
  • Formato: 150*210
  • Isbn: 978-88-31243-28-5
  • Prezzo copertina: 25€

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