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Edizioni Il Fiorino

LUIGI MALAVASI PIGNATTI MORANO
In sella a Ronzinante

In sella a Ronzinante
Prezzo Fiera 14,00
Prezzo fiera 14,00 Storia e mito di Ernesto Che Guevara

Nel mito del Che convivono due aspetti fondamentali: da un lato la diffusione planetaria dell’immagine iconica del Guerrigliero Eroico, dall’altro un sempre più manifesto disinteresse per l’uomo Guevara. Oggi, a fronte di un’innegabile e sorprendente popolarità, ciò che colpisce è la percezione che il mito del Che stia progressivamente svuotandosi di contenuti per lasciare spazio ad un’icona pop, commerciale e pubblicitaria. Ma c’è dell’altro. Guevara è difficile da digerire perché è uno sconfitto della storia. E i perdenti, se è vero che affascinano per la loro capacità di suscitare romantica ammirazione, risultano allo stesso tempo minacciosi, dal momento che sono accompagnati passo passo dallo spettro della morte.
Eppure il Che in qualche modo resiste. Il rivoluzionario argentino è un pungolo per la coscienza (non solo civile). Non si può restare indifferenti al suo cospetto. Le meschinità del nostro presente fanno impallidire quando leggiamo di un uomo di Stato che, per dare il buon esempio, si metteva pazientemente in fila alla mensa del ministero con una scodella di alluminio in mano. Ed è questo, in definitiva, ciò che resta: il fascino di un don Chisciotte del XX secolo, capace di non farsi intossicare dal potere e di obbedire alla coscienza fino alle estreme conseguenze.

Primo capitolo

Questo libro trae origine da altri libri. Detta così potrà sembrare

un’affermazione ovvia, riferibile pressoché ad ogni volume di storia.

Ma ciò che intendo dire è che il mio lavoro si fonda esclusivamente

su fonti di natura letteraria: biografie, saggi, memorie, diari

e, ovviamente, gli scritti di Ernesto Guevara de la Serna.

Trovo doveroso precisare sin da subito questo aspetto perché è

bene che il lettore sappia che non ho visionato documenti originali,

non ho visitato l’Argentina, Cuba o la Bolivia e non ho potuto intervistare

testimoni. Chi fosse perciò interessato a nuove scoperte, a

rivelazioni o a scoop giornalistici, può tranquillamente risparmiarsi

la fatica di proseguire con la lettura. Non ho infatti la pretesa di

competere con i grandi biografi del Che, che hanno speso anni nella

ricerca, consultando archivi e intervistando familiari e vecchi

compagni d’armi del rivoluzionario argentino. Anzi, alle decine di

studiosi che con i loro libri hanno occupato per mesi la mia scriva10

nia sono debitore, perché è riflettendo sul loro lavoro che ho intrapreso

il mio percorso di ricerca.

Ci si chiederà, a questo punto, quale sia lo scopo del presente

volume. Fondamentalmente, esso si prefigge l’obiettivo di fare

chiarezza, per quanto possibile, sul mito del Che, a partire dalla sua

biografia. Il tutto tenendo conto della compresenza di due aspetti

singolari: da un lato la diffusione planetaria dell’immagine iconica

del Guerrigliero Eroico, e dall’altro un sempre più manifesto disinteresse

per l’uomo Guevara. È facile infatti constatare quanto la

vita del medico argentino sia oggigiorno relativamente poco conosciuta

(forse anche in conseguenza della sua scarsa presenza in televisione,

nei programmi di divulgazione storica); e al contempo è

semplice verificare che il volto del Che è ovunque, tatuato sul polpaccio

di un calciatore o impresso su magliette e manifesti.

Punto di partenza obbligato di un simile percorso non poteva

che essere la vita di Guevara, che ho ricostruito consultando una

vasta bibliografia, disponibile in lingua italiana. Non è stato per nulla

semplice trovare un punto d’incontro tra versioni spesso contrastanti,

così come ha richiesto una certa attenzione l’inevitabile operazione

di sintesi rispetto a biografie che in un paio di casi sfiorano

o superano le mille pagine. Una caratteristica comune a diversi

studi sul Che (prodotti al di fuori dell’ambito accademico) è

inoltre la mancanza di note bibliografiche e di indici dei nomi: circostanza

che, va da sé, ha complicato in certi casi il mio lavoro. Di

contro, mi sono stati di grande aiuto la biografia di Roberto Occhi

(dettagliata ma allo stesso tempo decisamente più sintetica rispetto

a quelle “monumentali” di Jon Lee Anderson, Jorge G. Castañeda,

Pierre Kalfon e Paco Ignacio Taibo II) e i lavori di Roberto Massari,

massimo studioso italiano del Che, animatore della Fondazione

Ernesto Che Guevara, cui, ad oggi, si deve la pubblicazione di

dieci Quaderni, imprescindibili per chiunque intenda accostarsi alla

vita e alle opere del rivoluzionario argentino1.

La biografia del Che occupa l’intero primo capitolo di questo volume.

Ho ritenuto saggio non darla per scontata, essenzialmente

per due ragioni: perché ho la sensazione che in pochi la conoscano

a fondo; e soprattutto perché ricostruirla ha reso più organico e

coerente il mio lavoro, che è mia convinzione non possa prescindere

da un’attenta riflessione sull’uomo Guevara. Se è vero infatti

che il Che è oggi poco letto e studiato, devo riconoscere che pure

io non facevo granché eccezione prima di accingermi a scrivere

questo libro. Certo, sapevo collocare il medico argentino nel tempo

e nello spazio, associarlo alla Rivoluzione cubana e alle fallite imprese

in Congo e Bolivia; ma, concretamente, avevo letto poco su

di lui (tra le biografie mi era capitato di sfogliare anni fa quella di

Carlo Batà, utilizzata per scrivere un articolo che oggi, per inciso,

imposterei in maniera completamente diversa2).

Studiare la vita del Che significa automaticamente dover affrontare

il problema della sua morte, che è all’origine del mito. Per

questo il secondo capitolo si apre di fatto in continuità con il primo,

ripercorrendo le vicissitudini della salma di Guevara da La Higuera

fino a Santa Clara, dove riposa dal 1997. Da qui parte l’analisi

vera e propria del mito (sviluppata nei paragrafi 2, 3 e 4 del capitolo

2 e condotta da prospettive non convenzionali nel capitolo 3), in

accordo con quanto sostenuto alcuni anni fa da Gianpasquale Santomassimo:

Tutto nella vita di Ernesto Guevara de la Serna sembra assumere a posteriori

la forma del mito. Il viaggio giovanile in moto compiuto con il suo

amico e compagno di studi Alberto Granado dall’Argentina al Venezuela

[…] viene riscoperto cinquant’anni dopo come un viaggio iniziatico, presa

di coscienza dei mali e delle ingiustizie di un continente. È soprattutto il

film di Walter Salles I diari della motocicletta (2004), prodotto da Robert

Redford e ispirato dai diari di viaggio […] dello stesso Guevara e […] di Alberto

Granado, che segna la novità più importante degli ultimi anni nella

evoluzione di un mito ormai consolidato e stabile, ma soggetto a mutazioni

che nel tempo aggiungono e sottraggono, accentuano e sfumano,

fino a trasformare il senso originario del mito. Un mito sul quale bisogna

interrogarsi, perché è l’unico mito residuo che il ’900 trasmette al nuovo

secolo, ed è soprattutto l’unico mito della sinistra novecentesca che anziché

sfiorire rinvigorisce e sembra parlare ancora alle nuove generazioni3.

Al film di Walter Salles va aggiunto quello in due capitoli (Che.

L’argentino e Che. Guerriglia) di Steven Soderbergh del 2008, che

ricostruisce le tappe della Rivoluzione cubana e il tragico epilogo

boliviano, presentato come una sorta di Via Crucis4.

Il “successo” cinematografico del Che si accompagna ad una nutrita

presenza sugli scaffali delle librerie. Di recente, nel biennio del

duplice cinquantenario della sua morte e del Sessantotto, Guevara

ha spesso trovato posto tra le proposte editoriali nelle edicole, o

addirittura sui banchi di certi supermercati.

A fronte di questa innegabile e sorprendente popolarità, ciò che

tuttavia colpisce è la percezione, condivisa da diversi studiosi, che

il mito di Guevara stia progressivamente svuotandosi di contenuti

per lasciare spazio ad un’icona pop, commerciale e pubblicitaria.

Per riprendere le parole di Santomassimo, è vero che il Che continua

a parlare alle nuove generazioni, ma lo fa in modo semplificato

e banalizzato rispetto ad un tempo, attraverso un dialogo che tiene

in scarsa considerazione l’originario significato del mito.

Una spiegazione plausibile, a mio avviso, va ricercata nell’inattualità

dell’“autentico” Che. Se infatti c’è una costante nella biografia

di Guevara, essa è un qualcosa che oggi – con il consolidamento

della società del benessere e dei consumi – puzza di stantio. Valori

quali l’enorme spirito di sacrificio e la dedizione assoluta ad una

causa, uniti ad un fanatismo violento e tragico e alla voglia di cambiare

realmente il mondo (con i fatti, non a parole), sono quanto di

più estraneo si possa concepire rispetto alla nostra mentalità consumistica

ed individualista.

Specifiche

  • Pagine: 382
  • Anno Pubblicazione: 2020
  • Formato: 15x21
  • Isbn: 978-88-7549-872-6
  • Prezzo copertina: 14,00

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