Visita la pagina dell'editore

Diastema

Gioseffo Zarlino
L'istituzioni armoniche

L'istituzioni armoniche
Prezzo Fiera 48,00
Prezzo fiera 48,00 a cura di Silvia Urbani

È una storia appassionante, lunga un trentennio, quella delle Istituzioni armoniche di Gioseffo Zarlino.
La vicenda inizia nel 1558, quando esce la princeps per i tipi di Pietro da Fino, poi multato dall’Inquisizione perché in possesso di libri proibiti, e prosegue con le impressioni del 1561, del 1562 e del 1573, tutte stampate dal senese Francesco de Franceschi, tipografo, editore e libraio attivo a Venezia nella seconda metà del Cinquecento. Nel 1589, pochi mesi prima della morte, Zarlino licenzia l’ultima versione dell’imponente trattato, inserendolo nel primo volume di Tutte l’opere «ora di nuovo corrette, accresciute e migliorate». Nell’ultima redazione, arricchita di esempi musicali e ampliata in molti capitoli, l’autore chiosa scrupolosamente i riferimenti e tutte le citazioni letterarie, senza risparmiare, attraverso pungenti allusioni, le critiche ai diffamatori delle sue Istituzioni.
L’opera è suddivisa in quattro parti. Nelle prime due, dedicate agli aspetti «contemplativi», si discetta e si indaga sull’arte sonora come scientia, secondo i canoni della tradizione, con un’approfondita indagine sull’origine della musica e sugli effetti che provoca nel comportamento dell’uomo. Nelle altre due, riservate alla «prattica», vengono fissate in modo didascalico e lapidario le regole da seguire nel contrappunto. Per Zarlino, che non intende introdurre novità clamorose ma chiarire il passato e insieme convalidare la prassi compositiva del suo tempo, la questione musicale è seria, importante, etica e politica insieme.

Con 119 figure e 207 esempi musicali

 

Primo capitolo

L’istituzioni armoniche del reverendo messere Gioseffo Zarlino da Chioggia,

maestro di cappella della serenissima signoria di Venezia, divise in quattro parti,

nelle quali, oltra le materie appartenenti alla musica, si trovano dichiarati molti luoghi de poeti, istorici e filosofi

 

Proemio nel quale si dimostra in qual maniera la musica abbia avuto principio e come sia stata accresciuta, e si ragiona della divisione dell’opera

Molte fiate meco pensando e rivolgendomi per la mente varie cose, che ’l sommo Iddio ha per sua benignità donato a’ mortali, ho compreso chiaramente che tra le più maravigliose è l’aver conceduto loro particolar grazia di usar la voce articolata; col mezo della qual sola fusse l’uomo sopra gli altri animali atto a poter mandar fuori tutti quei pensieri che avesse conceputo1 dentro nell’animo. E non è dubbio che per essa apertamente si manifesta quanto egli sia dissimile dalle bestie e di quanto sia loro superiore. E credo che si possa dir veramente cotal dono essere stato di grandissima utilità all’umana generazione;2 percioché niun’altra cosa, se non il parlare, indusse e tirò gli uomini, i quali da principio erano sparsi nelle selve e ne’ monti, vivendo quasi vita da fiere, a ridursi ad abitare e vivere in compagnia, secondo che alla natura dell’uomo è richiesto, e a fabricar città e castella, e uniti per virtù de’ buoni ordini conservarsi, e contrattando l’un con l’altro, porgersi aiuto in ogni lor bisogno.

Essendosi per questa via a vicinanza ragunati e congiunti, fu dopoi conosciuto di giorno in giorno per prova quanta fusse la forza del parlare, ancora che rozzo. Onde alcuni di elevato ingegno cominciarono in esso a mettere in uso alcune maniere ornate e dilettevoli, con belle e illustri sentenze, sforzandosi di avanzar gli altri uomini in quello che gli uomini istessi restano superiori agli altri animali. Né di ciò rimanendo satisfatti, tentarono di passare anco più oltra, cercando tuttavia d’alzarsi a più alto grado di perfezione. E avendo per questo effetto aggiunto al parlare l’armonia,3 cominciarono da quella a investigar varii ritmi e diversi metri, i quali con l’armonia accompagnati porgono grandissimo diletto all’anima nostra. Ritrovata adunque (oltra l’altre che sono molte) una maniera di composizione, che inni chiamavano, ritrovarono anco il poema eroico, tragico, comico e ditirambico;4 e così col numero,5 col parlare e con l’armonia potevano con quelli cantar le laudi e render gloria a Dio, e con questi, secondo che lor piaceva, più facilmente e con maggior forza ritener gli animi sfrenati e con maggior dilettazione muovere i voleri e appetiti degli uomini, riducendoli a tranquilla e costumata vita. Il che avendo felicemente conseguito, acquistarono appresso i popoli tale autorità che furono da molto più tenuti e onorati che non erano gli altri. E costoro, che arrivarono a tanto sapere, senza differenza alcuna vennero nominati musici, poeti e sapienti.

Ma intendendosi allora per la musica una somma e singolar dottrina, furono i musici tenuti in gran pregio; ed era portata loro una riverenza inestimabile. Benché, o sia stato per la malignità de’ tempi o per la negligenza degli uomini, che abbiano fatto poca stima non solamente della musica ma degli altri studii ancora, da quella somma altezza, nella quale era collocata, è caduta in infima bassezza; e dove le era fatto incredibile onore è stata poi riputata sì vile e abietta e sì poco stimata ch’a pena dagli uomini dotti per quel ch’ella è veramente viene ad esser riconosciuta. E ciò mi par che sia avenuto per non le esser rimasto né parte né vestigio alcuno di quella veneranda gravità ch’anticamente ella era solita di avere. Onde ciascuno si ha fatto lecito di lacerarla, e con molti indegni modi trattarla pessimamente. Nondimeno l’ottimo Iddio, a cui è grato che la sua infinita potenza, sapienza e bontà sia magnificata e manifestata dagli uomini con inni accompagnati da graziosi e dolci accenti,6 non li parendo di comportar7 più che sia tenuta a vile quell’arte che serve al culto suo, e che qua giù ne fa cenno di quanta soavità possano essere i canti degli angioli, i quali nel cielo stanno a lodar la sua maestà, ne ha conceduto grazia di far nascere a’ nostri tempi Adriano Vuillaert,8 veramente uno de’ più rari che abbia essercitato la prattica della musica; il quale a guisa di nuovo Pitagora9 essaminando minutamente quello che in essa puote occorrere, e ritrovandovi infiniti errori, cominciò a levargli e a ridurla verso quell’onore e dignità che già ella riteneva e che ragionevolmente doveria ritenere; e ha mostrato un ordine ragionevole di com- ponere con elegante maniera ogni musical cantilena;10 e nelle sue composizioni egli ne ha dato chiarissimo essempio.

Ora perché ho inteso che vi sono di molti de’ quali, parte per curiosità e parte veramente per volere imparare, desiderano che alcuno si muova a mostrar loro la via del componer musicalmente con ordine bello, dotto ed elegante, io ho preso fatica di scriver le presenti Istituzioni,11 raccogliendo diverse cose dai buoni antichi, e ritrovandone ancora io molte di nuovo,12 per far prova s’io potessi per aventura esser atto a satisfare in qualche parte a cotal desiderio e all’obligo che ha l’uomo di giovare agli altri uomini. Ma vedendo che, sì come a chi vuol esser buon pittore e nella pittura acquistarsi gran fama, non è a bastanza l’adoprar vagamente i colori, se dell’opera, ch’egli ha fatto, non sa render salda ragione, così a colui che desidera aver nome di vero musico non è bastante e non apporta molta laude l’aver unite le consonanze, quando egli non sappia dar conto di tale unione; però13 mi son posto a trattare insiememente di quelle cose le quali e alla prattica e alla contemplativa14 di questa scienza appartengono, a fin che coloro, che ameranno d’esser nel numero de’ buoni musici, possano (leggendo accuratamente l’opera nostra) render ragione dei loro componimenti. E benché io sappia che ’l trattare di questa materia abbia in sé molte difficultà, nondimeno ho buona speranza che ragionandone con quella brevità, che mi sarà possibile, la mostrarò chiara e facilissima, aprendo tai secreti di essa ch’ognuno per aventura in gran parte ne potrà rimaner satisfatto.

Ma a fin che si abbia facile intelligenza di questo nostro trattato e si proceda con buono e regolato ordine, mi è paruto che sia ben fatto dividerlo in più parti, e di tal maniera che si mostrino le cose che si hanno da presupporre, prima che si venga ad insegnar la detta scienza; però avendosi principalmente in esso a trattar due cose, cioè le consonanze, che sono cose naturali di che si fanno le cantilene, ed esse cantilene, che sono arteficiali, lo dividerò primieramente in due parti; e nella prima tratterò delle consonanze e di quelle cose ch’appartengono alla parte contemplativa di questa scienza; e nella seconda ragionerò delle cantilene che fanno alla parte prattica, ove intraviene l’operare ch’appartiene all’arte. E perché qualsivoglia cosa, sia naturale overo arteficiale, è composta di materia e di forma, se ben nell’una si considerano cotali cose diversamente da quello che sono considerate nell’altra, però necessariamente tratterò in ciascheduna delle due parti nominate dell’una e dell’altra, nel modo che sarà convenevole. Onde dividerò secondariamente ciascheduna di queste due parti in altre due, di modo che saranno al numero de quattro.

E innanzi ogn’altra cosa prima ragionerò dei numeri e delle proporzioni, che sono la forma delle consonanze,15 poiché nelle cose naturali la materia (per non esser da sé conoscibile) non si può conoscere se non col mezo della forma; e nella seconda tratterò dei suoni e delle voci che sono la lor materia. Ma a volere costituire gli ordini dei suoni e delle voci, che sono nella musica contenuti, fanno dibisogno16 gli armonici intervalli,17 e quanto alla invenzione e quanto al sito, per le differenze che accadono tra i ritrovati suoni, però eziandio ragionerò dei loro principii; percioché allora diciamo di veramente conoscer le cose quando i loro principii conosciamo.18 Il perché avendo prima mostrato in che maniera tutti i loro intervalli necessarii all’armonia ciascheduno da per sé si accommodi alla sua proporzione, mostrerò dopoi la divisione del monocordo19 fatta in ciaschedun genere, di qualunque specie di armonia. E avendo insegnato i veri intervalli che si possono adoperar nei musicali concenti,20 insegnarò eziandio21 in qual modo negli arteficiali instrumenti si vengano a commodare, e di più in qual maniera si possa fabricare un istrumento, il quale contenga ogni genere di ar- monia; né lascierò di dar notizia de tutti quelli accidenti che possono occorrere intorno l’una e l’altra di queste due parti.

 

Oltra di ciò non essendo la prattica altro che il ridur la musica in atto e nel suo fine, col mezo delle cantilene, le quali sono cose arteficiali, percioché si fanno col mezo dell’arte, che è detta del contrapunto o di comporre, e hanno simigliantemente la materia e la forma, come hanno eziandio l’altre cose, però sarà cosa ragionevole ch’io tratti dell’una e dell’altra. E perché ogni artefice, volendo comporre o fabricare alcuna cosa, apparecchia primieramente la materia, di che la vuol fare, e dopoi le dà la forma conveniente, ancora che cotal forma sia prima d’ogn’altra cosa nella mente di esso artefice, però nella terza parte, che sarà la prima della seconda principale, ragionerò delle consonanze e degli intervalli, che sono la materia delle cantilene, della quale si compongono; e dimostrerò come e con qual ordine debbiano esser collocate nelle composizioni di due e come si pongano in quelle di più voci. Ma nella quarta e ultima, che sarà la seconda della seconda nominata, tratterò delle lor forme e delle loro differenze; e dirò in che modo l’armonie si debbino accommodare alle parole e come queste si addattino sotto le figure cantabili. Sì che senza dubio alcuno colui che averà bene apprese tutte queste cose potrà meritamente esser posto nel numero dei musici perfetti e onorati.

Ma prima che entriamo a trattar quel che di sopra abbiamo proposto, io stimo che non possa essere se non di piacere e di satisfazione andar raccontando alcune cose, come saria l’origine e certezza della musica, le sue laudi, a che fine ella si debba imparare, l’utile che si ha di essa, in che modo la dobbiamo usare e altre cose simili, e dopoi dar principio al ragionamento proposto.

 

 

1 conceduto... conceputo: per le forme antiquate ma ricorrenti nelle Istituzioni, cfr. Nota al testo, p. 727; gli hapax sono annotati volta per volta, mentre i significati desueti sono spiegati soltanto alla prima occorrenza; le note dell’autore si distinguono da quelle del curatore per la mancanza di richiami fra quadre.

2 [ZARLINO], Supplementi [altrove cit. col titolo esatto; Sopplimenti musicali nei quali si dichiarano molte cose contenute nei due primi volumi delle «Istituzioni» e «Dimostrazioni», per essere state malintese da molti, e si risponde insieme alle loro calonnie, Venezia, Francesco de Franceschi, 1588], 1, capitolo 3, [pp. 12- 18].

3 armonia: in questo caso sinonimo di melodia, nel suo andamento orizzontale; nelle Istituzioni il termine copre aree semantiche diverse: armonia dell’universo, secondo il pensiero di Pitagora e di Platone, riscontrata nella regolarità dei movimenti dei corpi celesti; armonia dell’anima che si modella e s’intona sull’armoniosa consonanza del cosmo; armonia nell’accezione specifica tecnico-musicale come sviluppo verticale e simultaneo di più suoni; armonia nel senso di modo greco.

4 poema... ditirambico: poesia ditirambica, un genere lirico e corale, fra l’ode e l’inno, ricco d’immagini ardite, cantato durante le feste di Dioniso; SALVATORE BATTAGLIA, Grande dizionario della lingua italiana, Torino, UTET, 1961-2002, s.v. (d’ora in poi BATTAGLIA).

5 numero: ritmo musicale, metro poetico.

6 accenti: canti, suoni, armonie musicali; BATTAGLIA, s.v.; il termine deriva dal latino accentus, composto di ad e cantus (accinere da canere cantare, pronunciare melodicamente) e dunque calcato sul greco prosJd...a; Dizionario enciclopedico universale della musica e dei musicisti, Torino, UTET, 1985- 1988 (d’ora in poi DEUMM).

7 comportar: sostenere, sopportare, tollerare; BATTAGLIA, s.v.

8 Adriano Vuillaert: Adrian Willaert (circa 1490-1562) compositore franco-fiammingo attivo in Italia e soprattutto a Venezia, maestro di cappella della basilica di San Marco per trentacinque anni dal 1527 al 1562.

9 Pitagora: di Samo (571-497 a.C.) fondatore della scuola matematica di Crotone, poi trasferita a Metaponto.

10 cantilena: in senso lato composizione vocale.
11 Nota per i maligni [forse riferita ai detrattori delle Istituzioni, manca nelle edizioni precedenti].
12 nuovo: altro, ulteriore; BATTAGLIA, s.v.
13 però: qui e passim nel senso di perciò.
14 prattica... contemplativa: termini largamente diffusi nel Rinascimento, che definiscono gli ambiti di studio della disciplina musicale; la pratica indica la conoscenza delle forme e l’esercizio per raggiungere la perfezione nell’esecuzione; la contemplativa o speculativa indica la riflessione sulla musica come scienza, materia che appartiene al sistema educativo medievale del quadrivium.

15 [ARISTOTELE (384-322 a.C.)], Physica, 1, textum 79 [in realtà capitolo 7].

16 dibisogno: necessario, indispensabile; BATTAGLIA, s.v.
17 armonici intervalli: in senso generico distanza fra due suoni.
18 [ARISTOTELE], Physica, 1, capitolo 1.

19 monocordo: strumento usato dai Greci e dai pitagorici per gli studi di acustica, costituito da una corda, tesa sopra una cassa di risonanza, di cui si può variare la porzione vibrante grazie a un ponticello mobile; cfr. qui alle pp. 197, 215.

20 concenti: armonia risultante dal suono concorde di voci o di strumenti; BATTAGLIA, s.v. 21 eziandio: anche, pure, ancora.

Specifiche

  • Pagine: 764
  • Anno Pubblicazione: 2011
  • Formato: 17x24
  • Isbn: 9788896988244
  • Prezzo copertina: 60

Seguici

ContaTti

Telefono 351 886 28 90

Edizioni del Loggione srl
Sede legale: Via Piave, 60 - 41121 - Modena - Italy
P.Iva e C.F.: 03675550366
Iscrizione Camera Commercio di Modena REA MO-408292


© ItaliaBookFestival è un marchio registrato Edizioni del Loggione srl