A. Santilli - E. Serventi Longhi
Stampa coatta

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Prezzo Fiera 16,00
Prezzo fiera 16,00 Giornalismo e pratiche di scrittura in regime di detenzione, confino e internamento

Come si è articolato il rapporto tra pratiche di scrittura e sistemi coercitivi nel mondo contemporaneo?
Secondo quali modalità le esperienze dello scritto – dal giornalismo sino alla pratica diaristica, dalla stampa clandestina sino a quella di prigionia, passando per il linguaggio satirico – sono state influenzate dalle misure costrittive dalle quali hanno tentato di divincolarsi e viceversa?

I contributi raccolti in questo volume esplorano diverse forme detentive – dagli istituti carcerari all’internamento civile e militare, passando per le isole di confino e ai luoghi di esilio volontario – in ambiti spaziali anche molto lontani, dall’Europa agli Stati Uniti, dalla Turchia al Mediterraneo arabo-islamico.
La scelta di un arco temporale altrettanto vasto, che abbraccia tutto il Novecento e il secolo XXI, è dettata dalla volontà di riflettere su continuità e momenti di rottura tra processi storici come i due conflitti mondiali, i regimi totalitari e autoritari, nonché i fronti di opposizione nati in loro risposta.

Uno sguardo non esaustivo, ma sicuramente ampio e polifonico, che intende fornire il proprio contributo all’indagine storiografica sulle pratiche sociali delle società carcerarie.

Primo capitolo

La presentazione di Vittorio Roidi

 

Il giornalismo è informazione che vive nella libertà. Eppure ci sono pagine di intellettuali, di politici, di giornalisti che sono state scritte durante mesi e anni trascorsi nella solitudine delle prigioni.
La Fondazione intitolata a Paolo Murialdi, insieme con l’Università la Sapienza e con il sostegno del Centro di ricerca e documentazione sul confino politico e la detenzione delle isole di Ventotene e Santo Stefano, ha inteso dare il proprio contributo all’analisi di questi scritti. Ventotene era il luogo più significativo, il più nobile, ove riunirsi per discutere un tema tanto arduo e delicato. Lo abbiamo fatto con un gruppo di storici che avevano letto e studiato le riflessioni e i racconti di tanti uomini che, pur perseguitati e reclusi da regimi totalitari, avevano saputo difendere le proprie convinzioni e scrivere cose importanti per la vita dell’Europa libera e unita. La violenza della dittatura non era riuscita a schiacciare le loro idee: ecco la prima certezza che abbiamo tratto dall’incontro nell’isola.
Il carcere è stato per secoli ed è purtroppo il luogo del dolore, della costrizione, dell’impedimento. Anche una democrazia moderna come la nostra non è ancora riuscita a fare delle prigioni dimore non solo di espiazione, ma anche di rieducazione, di lavoro, di riappacificazione con la società ferita.
Gli atti di un convegno di così rilevante valore storico, che ora la Fondazione presenta, ci auguriamo che possano costituire l’inizio di una ricerca organica, che anche noi cercheremo di proseguire. Ciò nella convinzione che proprio l’analisi del passato possa aiutare la costruzione di un giornalismo migliore, che è la sintesi e la ragione da cui la “Murialdi” è nata. In un’epoca in cui da più parti ancora si pongono ostacoli alla libera informazione attraverso intimidazioni e bavagli, gli “scritti dal carcere” costituiscono un autentico urlo di libertà, che nessuno ha potuto né riuscirà a soffocare.
A Ventotene è germogliata l’Europa di Altiero Spinelli e di Ernesto Rossi, un sogno che solo in parte si è realizzato. Oggi è cominciata la discussione sulla strada da percorrere affinché essa diventi più salda e unita, continente antico in cui i cittadini, non più diversi e separati, possano ottenere lavoro, giustizia, diritti uguali per tutti, come era nelle speranze dei padri fondatori.
Penso che i giornalisti possano contribuire a rinsaldarla, questa Europa, possano fare molto. Non è vero che essi non siano più utili alla collettività. Anzi. A fronte delle falsità e degli insulti gettati in una Rete priva di regole e di freni, essi possono essere i difensori della verità. Le democrazie hanno bisogno di un’informazione libera, rigorosa, veritiera. Chi, come Paolo Murialdi, lavorava e si batteva per questi obbiettivi; chi vuole costruire un autentico “giornalismo europeo” può ripartire dalla lettura di questo testo, un po’ doloroso, ma certo appassionante.

Specifiche

  • Pagine: 416
  • Anno Pubblicazione: 2020
  • Formato: 13 x 21
  • Isbn: 9788899332440
  • Prezzo copertina: 18,00

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