Visita la pagina dell'editore

Edizioni Il Fiorino

Maria Marcella Muzzu
STORIE VERE DA UN MONDO IMMAGINARIO

STORIE VERE DA UN MONDO IMMAGINARIO
Prezzo Fiera 11,00
Prezzo fiera 11,00

STORIE  per raccontare storie e fantasie, per adulti e ragazzi, per poter immaginare le cose migliori di quelle che sono.

Primo capitolo

DA...

Un fantastico Natale

 

Su di una poltrona ovattata per attutire le perturbazioni di certi Paesi troppo agitati, il Re della festività sedeva e prendeva atto di tutte le domande raccolte dai due Angeli cronisti che sedevano al suo fianco.

Per verificare come si festeggia il Natale nei paesi del globo, si pensò ad un viaggio aereo, che avrebbe consentito una visione più panoramica e incisiva della situazione nel Mondo.

Fu scelta una spessa nuvola di ghiaccio, una slitta-cometa di seconda mano per non spendere troppo, e selezionato il personale viaggiante fra i migliori che un Sublime Ministero del Lavoro avesse potuto offrire. L’equipaggio era composto da due Cherubini dalle ali piccole piccole, adibiti alle relazioni sociali; da Michele, l’Angelo guerriero difensore dei più deboli, con un drappello di scorta; e da un’orchestra di zampognari in ricordo delle nenie suonate per il Piccino appena nato.

A cassetta, come conducente del mezzo, stava Josafath, Angelo delle dominazioni, cocchiere per l’occasione, in omaggio alla perfetta conoscenza della viabilità terrestre, per essere stato un tempo un essere umano dalle eccellenti doti di medico.

Dall’alto del cielo, quel mezzo volante avvertiva del suo passaggio le genti, allietate dal festoso scampanio di una muta di nuvole-renna.

La prima visione che da bordo fu colta riguardava una lunga fila di barelle sospinte da frettolosi infermieri, diretti in vari ospedali per curare i malati colpiti da quel terribile morbo, il Coronavirus-19.

Alla vista di quel triste corteo, il Babbino Natale si impietosì e pensò di accogliere le invocazioni più accorate per salvare quante più vite umane intendesse la Sua misericordiosa divina accondiscendenza.

Sorvolando i Paesi più emarginati della Terra, gli Angeli cronisti scorsero piccole braccia brune, scarnite all’inverosimile che imploravano alimenti e l’acqua. Immediatamente, quella toccante richiesta fu inoltrata agli Stati più ricchi per scuotere i loro cuori dalla indifferente aritmia distributiva, che non aveva finora trovato nessuna cura per attenuarne gli effetti deprivanti di cui soffrivano.

Se ne cominciò a compilare la ricetta medica, lasciando cadere dalla coda argentata dell’astro-slitta la lettera D, prima lettera di una cura infallibile legata al messaggio dell’ora.

Su una grande distesa di sabbia un tripudio di bandiere multicolori voleva attirare l’attenzione di quel mirabile velivolo, fiduciose che il prodigioso equipaggio avrebbe potuto fare molto per le loro nazioni. In quelle lande sperdute, dai deserti infuocati infuriavano guerre e persecuzioni, e i civili venivano obbligati a combattere contro i propri fratelli, per non essere a loro volta uccisi.

In quei luoghi non si festeggiava il Natale e gli unici giocattoli dati ai ragazzi erano Kalashnikov e machete per sfidarsi a vicenda.

Il mezzo volante non si fermò in quei luoghi, perché i suoi simboli non venivano riconosciuti, ma l’equipaggio di bordo espresse la calorosa preghiera che tutte le guerre scoppiate sulla Terra, calde o fredde che fossero, venissero a cessare.

E su quel suolo martoriato cadde la lettera I, perché continuasse a comporsi il misterioso piccolo avviso celeste.

 

Dopo aver percorso migliaia di chilometri in linea d’aria, la slitta di adagiò sulle coste di quel grande Continente che stava sorvolando, verso un mare da tanti conteso. Era successo che il calore emanato da quei territori surriscaldati dalle umane ambasce, aveva intaccato la base ghiacciata del velivolo. A quel punto, uno scalo di emergenza si era reso necessario.

Un gran vociare di lingue sconosciute richiamò l’attenzione degli Angeli reporter che, con i loro servizi giornalistici illuminanti, tentavano di denunciare le sofferenze di una umanità, ritenuta appartenere a una specie inferiore.

Solo gli addetti al Servizio Stampa si avvicinarono al cancello che racchiudeva con una lunga recinzione un numero considerevole di capanni. Era il luogo di raccolta degli schiavi di moderna concezione, la tratta di manovalanza richiesta dai Paesi più avanzati.

Turbe infinite di brune fisionomie venivano sospinte, allo schiocco di fruste flagellanti, verso barconi fatiscenti, verso il loro incerto destino!

I messaggeri riferirono quanto avevano visto all’Illustre passeggero, che manifestò tutta la sua tristezza, pensando a quanto poco si poteva fare per chi non riconosceva la Slitta della Speranza, come mezzo di Salvazione, se non dietro il proprio convincimento.

Uno di questi barconi, stipati all’inverosimile da gente lacera e disperata, allo spostarsi del carico umano tutto da un lato si capovolse, trascinando i passeggeri negli abissi marini.

Qualcuno tentò di aggrapparsi a un relitto, e la cronaca riportò dramma su dramma:

«Dalla nera mano sfuggì la presa della salvezza. Il respiro affannoso si infranse nel cuore al muggire dei marosi. Nel mare del fondale, il pianto bianco del nero di cobalto si tinse e il suo candido spirito trasparì sotto la fulgida pelle dell’anima immortale».

E solo l’anima fu salva.

Per questi sventurati, e a quanti avessero perso la vita in quel terribile frangente, ci fu la promessa di un posto privilegiato nel Paradiso Terrestre.

Varcato il mare, la navicella spaziale raggiunse la striscia di terraferma a forma di stivale, pronto a scalciare contro certe ingiustizie.

Sorvolando una piccola stazione di provincia, un tramestio attrasse l’attenzione del conducente dell’astro-nuvola, che si diresse sull’assembramento per capire di cosa si trattava.

Tantissime madri attendevano un treno per andare alla ricerca dei loro figlioli, persi nell’estremo ingranaggio di droga e malaffare. Gli addetti alle relazioni sociali seppero intervenire sul problema.

«Non un treno dovreste attendere, bensì un mezzo che le famiglie avrebbero dovuto cogliere per tempo con una maggiore cura dei giovani. Si sarebbe potuto evitare che quel miscuglio di insania comportamentale (pseudo surrogato di felice ebetismo) potesse indurli a compiere atti di inaudita gravità verso un’attonita società, ipocrita e connivente!».

Quelle madri estremamente scosse nel profondo dell’anima, intesero che molto sarebbe dipeso da loro per recuperare i propri figli dispersi. E ritornarono tra le proprie mura domestiche più serene e determinate a dedicarsi a quegli inderogabili adempimenti familiari fino ad allora trascurati.

E sulle palme di quelle donne, rivolte al cielo, si posò la terza lettera per poter leggere la parola per intero. Con la lettera O si svelerà il mistero alla fine del percorso.

Proseguendo nel viaggio la slitta si fermò sopra un tetto della città per fare la convergenza agli sci, che si erano distorti su dei banchi di grandine.

Si udiva un richiamo di aiuto da parte di voci bambine provenire dalla casa di sotto, spaventate dal litigio di adulti.

I due Cherubini si fecero avanti per prestare aiuto:

«Piccoli cari, vi assicuriamo protezione. Non piangete!».

Nel calare il cesto delle richieste dalla cappa del camino, i Piccoli alati si accorsero che il passaggio era stretto, e costò loro molta fatica sprecare voli di prova per farlo passare.

«Sposta a destra e un pochino a sinistra!», diceva l’Angelo dal basso; «Mollo la corda, adesso ci siamo!», risposte quello che stava sul tetto.

Il battimani dei piccoli accompagnò la riuscita della missione.

«Non vogliamo giocattoli in dono dal Bambino Gesù, neppure la PlayStation che ci piace tanto. Desideriamo soltanto che i nostri genitori non bisticcino più».

E in quel preciso istante, in quella famiglia ci furono la concordia e l’armonia tanto attese, come dono richiesto da quei bambini così generosi.

 

Gli angioletti lasciarono come piccolo ricordo del loro passaggio la letterina È, perché il messaggio finale potesse essere letto anche in quella casa.

 

A notte fonda, la slitta volante arrivò nei cieli di una grande città. Le luci di un importante palazzo d’epoca erano ancora accese. Ma ad una certa ora, il convegno che vi si teneva ebbe termine tra i «no», i «ni» e i molti «mai» dei tanti cervelloni che partecipavano ai lavori. La seduta fu aggiornata a data da stabilirsi.

Nel parco di quel lussuoso palazzo, un abete si era visto ignorato nella Santa Notte di Natale. Nessun festone o palloncino colorato, nessun guarnimento ne aveva addobbato il fogliame. Era così triste che, da albero sempreverde, divenne simile ad un salice piangente, dopo aver lasciato cadere al suolo gli aghifoglie delle sue chiome, e sul terreno si era formato uno strato scivoloso per il nevischio appena caduto.

Nessuno di quegli illustri personaggi si aspettava di fare uno scivolone su quel pantano e le foglie aguzze andarono a conficcarsi nei puntaspilli di carne individuali; quella parte del corpo, così importante per assicurarsi una comoda seduta, si era tanto gonfiata che da quel momento nessuna poltrona potrà esserle adattabile …

Ma per l’abete, un prodigio avvenne: il suo puntale si accese con la lettera N.

La slitta-cometa, nel suo lungo tragitto in alcuni cieli del Mondo, vide tante altre regioni stravolte dalla discordia e dovette stare molto attenta a schivare i siluri diretti al nemico … d’occasione! Bastava un fazzoletto di terra conteso per scatenare la diatriba. A volte anche per molto meno!

Specifiche

  • Pagine: 98
  • Anno Pubblicazione: 2021
  • Formato: cm 12x17
  • Isbn: 978-88-7549-8900
  • Prezzo copertina: 11,00

Seguici

ContaTti

Telefono 351 886 28 90

Edizioni del Loggione srl
Sede legale: Via Piave, 60 - 41121 - Modena - Italy
P.Iva e C.F.: 03675550366
Iscrizione Camera Commercio di Modena REA MO-408292


© ItaliaBookFestival è un marchio registrato Edizioni del Loggione srl