Il racconto

Se è buona quanto è bella.

 

Carlo si guardava allo specchio. “Non sono alto” pensava “ma il viso non è male, la barba mi dà importanza e le braccia e le gambe sono forti.” Era consapevole del suo nanismo, ma cominciava a credere che forse, Grazia, la ragazza della quale si era innamorato e maître di sala del suo avviato ristorante, avrebbe potuto accettarlo per quello che era. “Lei è una persona splendida!” gli aveva detto quella mattina, regalandogli quel suo solito sorriso che aveva l’effetto di fargli venire le gambe molli.

Decise che doveva trovare il modo di dichiararsi.

Prima che Carlo desse seguito al suo proposito, un giorno Grazia si presentò in anticipo rispetto all’orario di lavoro.

«Sig. Carlo posso parlarle?» gli chiese.

«Grazia… signorina. Prego, mi dica.»

«Mi sposerò il mese prossimo. Ma stia tranquillo, faremo il viaggio di nozze durante la chiusura per ferie.» Lo sguardo dolce di Grazia rese l’effetto di quella rivelazione, se possibile, ancora più dolorosa. «Vorrei tenere il pranzo di nozze qui» continuò «nel bellissimo posto dove lavoro e che amo con tutto il cuore.»

Carlo, annuì a tutto quello che diceva Grazia con un distacco innaturale.

«Ho una richiesta particolare: vorrei che ci fossero, a disposizione degli invitati, delle ceste di quelle buonissime mele della sua Azienda agricola. Il mio fidanzato le adora. Ne mangia in continuazione.»

«Va bene» confermò laconico Carlo.

«Ora vado in sala. Grazie. Lei mi ha reso felice.»

Da quel giorno, l’odio di Carlo per quello che considerava un usurpatore del suo amore, crebbe a tal punto che nelle notti insonni cominciò a pensare all’ipotesi della sua morte.

Quando il fattore della sua Azienda agricola gli segnalò un’infestazione di topi, si ricordò della richiesta di Grazia, della passione del suo fidanzato per le mele, del film d’animazione Biancaneve e di quel fatto di cronaca nera di qualche anno prima, dove l’omicida aveva usato un prodotto velenosissimo, inodore e insapore.

«Penserò io al topicida» disse al Fattore «Con le dovute cautele, faremo in modo di chiudere la questione.»

«Benissimo. Mi dica poi come devo procedere.»

«L’avviserò io.»

 

Preso da una frenesia nuova, in poche ore rintracciò un deposito di prodotti speciali per l’agricoltura che aveva disponibilità di Tallio liquido. L’ottima reputazione di cui godeva fece sì che nessuno si sognò di chiedergli i necessari permessi per l’acquisto di quel prodotto così pericoloso. Lo fece recapitare al magazzino dell’Azienda agricola dove, senza farsene accorgere, ne prelevò un flacone e corresse la bolla di consegna.

Un paio di giorni prima delle nozze, la mattina presto, Carlo era nel suo ufficio a selezionare, lucidare e disporre le mele in un bel cesto. Caricò una siringa con il Tallio che iniettò all’interno del frutto più bello facendo attenzione di far passare l’ago dalla cavità del picciolo e dalla calicina in basso, così ché i buchi risultassero invisibili. Posizionò poi la mela in cima alle altre. Quando arrivò la coppia per definire gli ultimi accordi, li accolse con grande cortesia. Al momento del commiato, prese la cesta e porgendo al promesso sposo la mela che era stata oggetto delle sue cure, disse: «La prenda, è croccante, saporita e profumata.»

«Grazie, accetto volentieri. Se è buona quanto è bella….»

Una volta fuori dal locale, Ugo offrì la mela a Grazia.

«Prendi, mangiala tu, amore.»

«Perché?»

«Perché diventerai mia moglie e voglio che le cose migliori siano per te.»

«E in cambio cosa vorrai?»

«Non ti ha detto niente, la mamma?»

Grazia sorrise e diede un bel morso alla succulenta mela.

 

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