Il racconto

Tutti lo sanno. Ne hanno parlato persino i telegiornali: servizi, speciali, interviste agli abitanti della città, ipotesi degli opinionisti più famigerati. Nonostante ciò, l’investigatore privato Alessio Cantalupi non ha ancora smesso di scherzarci su con gli amici del bar e con la moglie che, in realtà, è visibilmente preoccupata. “Vi lasciate suggestionare da storielle per bambini”, ha ripetuto più volte.

Ad un paio di giorni dalla prima apparizione, l’investigatore è stato assoldato dalla famiglia Azzardi per indagare circa le sue cause. Alzatasi dal letto per mangiare una succosa mela rossa, la piccola Alice è stata la spettatrice involontaria della scena. Ebbene, schiere di psicologi hanno tentato di acquisire una testimonianza al riguardo, ma nessuno è stato in grado di liberarla dal mutismo che l’ha colpita.

Stessa cosa la notte seguente. Esattamente a mezzanotte, luci e suoni di imprecisata origine hanno disturbato la quiete del quartiere per alcuni minuti, finché tutto, improvvisamente, è tornato alla normalità. In questa circostanza la famiglia Azzardi non si trovava in casa: evidentemente scossi, avevano preferito trasferirsi temporaneamente da alcuni parenti.

Sta di fatto che l’investigatore, una delle persone più razionali e imperturbabili del mondo, crede che si tratti di una bufala architettata per qualche scopo ed è pronto a scommettere qualunque cifra che non gli accadrà nulla. Entrato nell’appartamento, Alessio Cantalupi si siede sul divano collocato ad un angolo del salotto. Ansioso di porre fine a questa buffonata, fissa le lancette dell’orologio in attesa che si sovrappongano al fine di indicare la mezzanotte. E quando, nel totale silenzio dell’abitazione, giunge l’orario desiderato, tutto pare congelarsi per un istante, quasi a voler aumentare la suspense del momento. Improvvisamente, da uno specchio posto accanto al divano, si sprigiona una luce rosa intensissima che, subito, muta mostrando uno dopo l’altro tutti i colori dell’arcobaleno.

“Ma che diavolo…”, sussurra l’investigatore.

La luce svanisce e un forte rumore, costante e ripetuto, inizia ad echeggiare nella stanza; sembra una sorta di marcia ritmata alla perfezione. Alessio comincia ad agitarsi: la sua convinzione che si tratti di uno scherzo o di una messinscena si sta lentamente sgretolando. Intanto dallo specchio fuoriesce un figuro, un individuo grottesco che ha le sembianze di un nano ed è vestito completamente di bianco, una tunica lunga fino ai piedi, un paio di scarpe di cui sbuca solo la punta e un cappello bizzarro con una stella sulla cima. L’omuncolo si guarda attorno, senza vedere realmente qualcosa. Si volta di scatto e grida: “Avanti!”. Dietro di lui comincia a comparire una fila interminabile di nani che suonano gli strumenti musicali più vari, fatine intente a cantare melodie soavi e animali di ogni specie vivente.

Seduto, circondato da questa visione inaspettata e surreale, Alessio non sa come comportarsi. Incredulo si alza e, con gli occhi sgranati, si avvicina allo specchio; nel frattempo il corteo pittoresco gli passa attraverso come se non avesse alcuna consistenza. Lui raggiunge la superficie riflettente e si posiziona a pochi centimetri dal vetro per vedere al suo interno. Tutto appare buio, profondo, ma buio. In un battito di ciglia, una mano lo afferra e, tirandolo bruscamente, lo trascina all’interno dello specchio.

Il nano emette un fischio e afferma: “Possiamo tornare a casa. Un’altra anima è entrata a far parte della nostra grande famiglia”. Il corteo sparisce e tutto torna a tacere.

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