Il racconto

DOMANI NEL VICOLO

 

La luce fioca di un lampione illuminava il volto rugoso di un anziano che, con le setole ispide di una scopa di saggina, spazzava le sigarette incastrate fra i blocchi di leucitite sul lastricato davanti al suo locale.

Paziente, li rimuoveva uno ad uno, benché consapevole che la notte dopo sarebbero tornati, con lo stesso impegno con cui un bambino costruisce un castello di sabbia, incurante del fatto che, dopo poche ore, sarà una massa informe di granelli bagnati. 

Quell'atto poneva fine ad un'altra notte fatta di odori torbati e biascicare inconsistente di avventori ubriachi. Quarant'anni erano trascorsi in fretta. I capelli prima si erano ingrigiti e poi imbiancati del tutto, il negozio all'angolo era morto e rinato innumerevoli volte, da fruttivendolo a rivendita di sigarette elettroniche. Uomini dell'estremo oriente avevano preso possesso del locale di fonte al suo e dell'antica bottega artigiana del calzolaio restavano solo vestigia diroccate.

“Il Vecchio”, semplicemente così lo conoscevano i suoi compaesani, era  l'ultimo simbolo di un'epoca ormai trascorsa, con il suo gilet grigio spento, i suoi pantaloni eleganti e un grembiule consunto.

L'anziano inarcò la schiena dolorante, quindi osservò soddisfatto il lastricato pulito. Aveva iniziato a chiudere la serranda, quando il suo sguardo cadde su un oggetto incastrato nel ingresso del canale di scolo sotto al marciapiede.

Si appropinquò ad esso e, curvandosi a fatica, raccolse degli antiquati occhiali malconci. Le lenti rotonde erano incastonate in una montatura inusitata, che terminava con delle stanghette storte ed estremamente arcuate.

Il vecchio osservò corrucciato questo bizzarro oggetto; con il lembo del grembiule diede una pulita alle lenti e, con un gesto quasi automatico, provò a indossarli.

Guardò il suo riflesso attraverso la vetrata del locale e, nonostante la scarsa illuminazione, notò che c'era qualcosa sulla sua fronte che non riconosceva, una cicatrice.

Si sporse in avanti per osservare meglio, ma cozzò violentemente contro la serranda che aveva appena abbassato. Imprecando tolse gli occhiali e portò la mano alla fronte insanguinata.

L'idea di recarsi in pronto soccorso per farsi applicare dei punti si dileguò presto, folgorata da una strana intuizione. Guardò nel suo riflesso la fronte insanguinata, quindi si rimise gli occhiali e, attraverso le lenti, il sangue scompariva, lasciando posto alla cicatrice.

Si guardò allora incredulo attorno. Il negozio all'angolo vendeva ora marijuana legale; la vecchia bottega del calzolaio era adesso un bistrot alla moda; infine osservò il suo locale: il nome cambiato, l'arredamento moderno e un giovane ragazzo asiatico serviva un Americano ad un cliente elegante.

Si tolse gli occhiali e in un lampo tutto tornò come prima.

Il sangue colava copiosamente dalla sua fronte mentre il suo pensiero volava fra una vincita al Superenalotto, una casa in riva al mare e le infinite possibilità che quelle lenti straordinarie avrebbero potuto aprirgli; eppure qualcosa lo turbava.

Indossò nuovamente gli occhiali e abbasso lo sguardo. Il lastricato era nuovamente lurido, ricoperto, di mozziconi di sigaretta incastrati nelle fessure e, in un attimo, capì ciò che doveva fare.

La notte seguente la luce fioca del lampione lo illuminò nuovamente chino sulla strada, che era intento a liberare dai soliti mozziconi. Sorrideva, mentre gli straordinari occhiali ,che gli avevano fatto intravvedere un poco straordinario futuro, galleggiavano in un luogo indefinito sotto quel vicolo che, sebbene cambiato, voleva continuare a sentire suo.

 

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