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Alpinia Editrice

Giuseppe Magrin
Il Capitano sepolto nei ghiacci

Capitano sepolto nei ghiacci
Prezzo Fiera 33,00
Prezzo fiera 33,00 Lettere e diari del Capitano Arnaldo Berni

Vetta del monte San Matteo, 3 settembre 1918. Sul palcoscenico della battaglia più alta della storia, a 3678 m di quota, trova la morte il giovane capitano degli alpini Arnaldo Berni, il cui corpo ancora giace sepolto nei ghiacci. Dal fronte italo-austriaco Berni scrisse, durante gli anni della guerra, più di 700 lettere, raccontando la guerra e la vita, la montagna e la speranza. Ogni giorno i soldati combattevano contro i proiettili, e la morte vestiva spesso la divisa austro-ungarica, ma più spesso ancora amava indossare il manto bianco della valanga, travolgendo indistintamente divisioni italiane e austriache.

Giuseppe Magrin ha abilmente congiunto gli scritti e, in un reale e toccante documento sulla guerra Bianca sulle montagne dallo Stelvio al Gavia, restituisce la figura del giovane mantovano Arnaldo Berni, la sua nobiltà d'animo e statura umana, gli ideali, i sentimenti ed i resoconti dettagliati delle operazioni militari nella zona dello Stelvio.

Primo capitolo

Le lettere

Anno 1915

L’esordio nella vita militare

Le lettere militari di Aldo iniziano il 22 giugno del 1915; il giovane studente, prossimo ormai all’esame di laurea, deve lasciare gli studi e, in breve, raggiunge Modena dove, nello stesso giorno dell’arrivo, scrive:

«Miei cari, sono a Modena da poche ore. Mi sono presentato alla Scuola Militare».

Dopo una lunga attesa, subirà la tradizionale visita medica e le vaccinazioni di rito. Dice di riportare un’ottima impressione della Scuola; però, a causa del sovraffollamento dei locali dell’Accademia per il gran numero di giovani chiamati alle armi, Aldo viene dislocato in una scuola elementare vicino alla ferrovia:

«Bei locali, ho una branda con materassino, due lenzuoli “ruspi” ed un cuscino idem. Ci vestiranno di tela con le ciocie. Non stiamo male!»

Il giorno dopo scrive invece:

«Miei cari tutti, oggi giornata lunghissima, interminabile. Sveglia alle 4, velocissima ed incompleta toilette, poi alla Scuola Militare a bere il latte, poi in piazza d’armi fino alle 9... ieri mi hanno vestito. Mi hanno dato un paio di braconi nei quali entro quattro volte. Sono già stanco della vita militare, se continua così non la va troppo bene. Troppo lavoro, troppa disciplina. Stanotte nella branda fatta da me, ho dormito poco, troppi rumori, caldo e puzza. Ma spero di abituarmi...!».

Di fronte ai disagi e alle durezze tipiche della vita militare, il giovane studente, che proviene dagli agi di una famiglia benestante, ha qualche moto di nostalgia, ma subito emergono il carattere, lo spirito di adattamento e la positività di Aldo, che il giorno dopo, infatti, scrive:

«...poi sono noiosissime quattro ore filate di istruzione in piazza d’armi. Riconosco però che questa vita mi fa bene e in due giorni di aver guadagnato in salute e muscoli...!».

Il 25 giugno, nella quotidiana lettera ai suoi cari, Aldo scrive ancora dalla caserma Campori: «Qui si sgobba terribilmente e molti pensano già di rinunciare al corso Allievi Ufficiali», segno che la vita della Scuola prova duramente il carattere e la capacità di sopportazione dei giovani allievi.

Altre note, nelle lettere di quel periodo, mostrano la capacità di adattamento di Aldo: «Vado man mano abituandomi a questa porca vitaccia d’inferno, anche riflettendo che da soldati bisogna sopportare qualche sacrificio e qualche fastidio (che tra parentesi sono un po’ troppi). Quando viene la sera e la libera uscita si è mezzi istupiditi dal gran lavoro della giornata. Nella mia compagnia son quasi tutti meridionali tranne pochissimi veneti, lombardi, emiliani. ...Non faccio mai in tempo a leggere il giornale, e non posso, con gran rammarico, tenermi al corrente delle operazioni guerresche. La mia salute è buona tranne alcune lievi escoriazioni alle mani, causate dal maneggio del fucile e dagli altri lavori...»

Il 29 giugno scrive:

«Questa mattina dopo la sveglia, invece della solita istruzione siamo andati a fare il bagno in una piscina (proprio così) situata fuori Modena, ma l’acqua era così sporca che credo che si sia ottenuto l’effetto contrario».

Anche nei giorni seguenti, Aldo scrive della sua vita militare:

«Continuiamo sempre a lavorare da matti, e dire che avevo tanta voglia di venire alla Scuola Militare. Invidio quelli che saranno ancora a Mantova ad aspettare... Sono in un periodo di grande appetito e divoro il vitto abbastanza buono che ci danno. Una cosa alla quale non mi abituerò mai è quella maledetta sveglia alle 4... I pasti sono tre al giorno: uno alle 4,30, uno alle 10 ed uno alle 7».

La vita militare alla Scuola scorre coi suoi ritmi incalzanti; il 10 luglio Aldo scrive che l’Amministrazione Militare gli ha pagato gli stivali ed il farsetto, trattenendo in deposito 5 lire come cauzione per eventuali guasti.

In quei giorni monta di caporale di giornata; il compito è gravoso e c’è sempre il pericolo di essere consegnati per qualche mancanza, magari anche per quelle commesse da altri. «Pazienza» esclama Aldo chiudendo la sua lettera, e questa parola diverrà un intercalare abituale nei suoi scritti, ove parla dei disagi, degli inconvenienti, delle ingiustizie della vita militare.

Da varie città d’Italia, dove il padre si reca per lavoro, gli giungono cartoline; quando gliene arriva una da Venezia, Aldo scrive:

«...quanto volentieri avrei voluto essere seco lui, invece d’esser qui a condurre questa vita macaca e faticosa. Fra poco ci sarà la rivista delle camerate, ed ho lavorato più di un’ora a mettere in ordine il mio posto, gli abiti e le armi. C’è un ordine scrupoloso; chi manca viene consegnato».

Scrive ancora, in quei giorni, da Modena:

«Sul giornale che vi ho mandato si parlava di noi, della nota allegra che portiamo alla città nella nostra breve libera uscita e tante altre belle cosette e lodi abbastanza esagerate. Questa mattina nella Cittadella abbiamo fatto la prova della sfilata che faremo domenica dopo il giuramento. Quattromila allievi sono sfilati dinnanzi al generale al suono di marce...!».

Poi, i primi esperimenti di comando:

«20 luglio 1915. Questa mattina in piazza d’armi ho comandato il plotone, mi pare di aver fatto abbastanza bene... Si è fatta poi la prima distinzione fra i vari corpi. Io mi schierai cogli aspiranti alpini. I più aspirano ad andare coi bersaglieri...», a cui si accompagnano le prove di tiro con le armi: «Stamattina siamo andati al tiro a segno ed abbiamo sparato contro le sagome d’uomo».

Il corso procede con istruzioni accelerate. Aldo è consapevole del valore formativo della Scuola per la preparazione alla vita militare, infatti il 25 luglio scrive:

«Ve l’ho scritto parecchie volte che qui mi trovo bene, che la vita militare non mi grava tanto, che la sopporto serenamente e direi quasi contento. Gli oneri e i disagi veramente non lievi, ma quando paragono la vita d’oggi con quella di ieri, i ricordi sgorgano a folla, e la malinconia mi pervade. Malinconia peraltro, che io so ben presto scacciare...

Si vocifera che andremo al campo i primi di agosto, infatti, ci fanno inchiodare le scarpe e lavare il vestito di tela. Che novità ci sono a Mantova? Arrivano ancora molti feriti? A Modena ieri notte ne sono arrivati moltissimi. Sembra che la nostra azione sullo scacchiere orientale proceda bene. Auguriamoci che si possa arrivare presto a Trieste».

In quei giorni, mentre oramai il corso accelerato si avvicina alla fine e si prospetta la possibilità di fare il campo sull’Appennino, Aldo discorre degli esami, dei problemi dell’acquisto di una divisa da ufficiale, del fratello soprannominato «Pisgi» che si è iscritto ai boy scout, delle iniezioni antitifiche, di un combattimento aereo (di cui i giornali danno notizia) avvenuto forse su Vicenza o, comunque, su una città la cui iniziale è V e dell’incontro con il padre a Modena.

Tra il 18 luglio e il 3 agosto il Generale Cadorna sferra l’attacco sull’Isonzo. La seconda battaglia, detta anche Battaglia del San Michele, non sortisce effetti di conquista territoriale ma risponde allo scopo di tenere impegnati, sulla fronte Isontina, molti reparti imperiali per distorglierli da altri settori del fronte europeo.

Siamo ormai giunti ai primi di agosto;

il 5 di questo mese Aldo scrive:

«Questa mattina abbiamo fatto una grande marcia a cui presero parte tutti gli allievi della scuola. Lo scopo era una ricognizione sul Panaro ove già fin da ieri facemmo un’altra marcia per cercare un guado. Mi son divertito abbastanza ed anche stancato un po’, ora mi fanno male le spalle per lo zaino ed il fucile che pesano alquanto».

Nelle interrogazioni sulle materie teoriche ottiene buoni voti e già si preoccupa della prossima assegnazione al corpo:

«La SUCAI (Sezione Universitaria del Club Alpino Italiano) si è interessata di raccomandare i suoi soci presso il comando della Scuola, nei casi che questi volessero aspirare al corpo degli Alpini. Io vedrò cosa mi convenga fare in previsione di un’aspra campagna invernale».

Dal 18 dello stesso mese il Corso affluirà in blocco ai Bagni della Porretta, in provincia di Bologna. Berni appartiene in quel momento alla 13ª Compagnia Allievi Ufficiali. Intanto continuano gli addestramenti e le marce; nella lettera del 12 agosto scrive:

«Questa mattina abbiamo fatto una seconda grande marcia di allenamento e ci toccarono 2 ore di pioggia dirotta che ci inzuppò fino alle ossa, ma il nostro morale è altissimo, ed allietati dalla fanfara percorremmo con poca fatica i 20 e più kilometri di strada».

Al campo

Aldo parte per il campo il giorno 17.

E’ tempo di forti acquazzoni, gli allievi marciano armati di tutto punto, con gli zaini affardellati. Aldo marcia anche col sacchetto della biancheria in mano, poiché questo non trova posto nello zaino già stipatissimo.

Giunto alla méta, scrive:

«Le emozioni della tenda ve le farò note in seguito, certo che per quel che finora ho provato, è scomodissima e faticosa e mi fa pensare con nostalgia alla branda che avevo prima. Spero di abituarmi. Siamo in quattro compagni, non tutti graditi, pigiati e senza spazio per tenere tutti i nostri bagagli. Per fortuna che invece della paglia abbiamo un pagliericcio (acquistato per £ 3,75) il luogo è bello e salubre».

Specifiche

  • Pagine: 288
  • Anno Pubblicazione: 2012 3^ edizione
  • Formato: 24x21cm - cartonato
  • Isbn: 9788887584370
  • Prezzo copertina: 33,00

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