DOMENICO VENTOLA
VIAGGI AL NORD

VIAGGI AL NORD
Prezzo Fiera 8,00
Prezzo fiera 8,00

Questo è un libro di viaggi fatti, come precisa subito il titolo, preferibilmente al Nord: l’Europa settentrionale (Groenlandia, Finlandia, Danimarca, Svezia, Olanda, Germania, Norvegia, Islanda, Irlanda) e l’America settentrionale (Canada, Alaska). Domenico e Flavia Ventola ci sono andati insieme o separatamente in tempi diversi, con una loro personalissima opinione sul viaggiare: “la vita umana è troppo breve rispetto al numero infinito dei luoghi da vedere, perciò non vogliamo mai tornare, tranne qualche rara eccezione, nello stesso luogo, anche se ci ha soddisfatti in tutto.” Dietro alla curiosità del viaggiatore in cerca di posti nuovi da esplorare, si innescano mille riferimenti trainati e intrecciati dalla sensibilità visiva di Flavia, non per niente pittrice, e dal gusto della parola di Domenico, non a caso scrittore. Così, oltre la descrizione fisica dei luoghi, scorrono lungo le pagine i richiami alle stagioni e alle atmosfere, i dati storici, le considerazioni sociologiche e politiche, le implicazioni culturali e umane, gli usi e costumi di ogni paese, regione o città attraversati.

Primo capitolo

Viaggiare vuol dire strofinare il cervello con quello degli altri
Montaigne

Al lettore

Ho fatto alcuni di questi viaggi con mia moglie Flavia. Aveva un quaderno su cui scriveva le sue impressioni spontanee ed essendo una pittrice coglieva subito l’aspetto visivo, figurativo delle persone e dei luoghi. Ho trascritto quelle impressioni facendole ogni volta precedere dal suo nome per distinguerle dalle mie. Questo spiega la presenza del suo nome sulla copertina e nelle schede biografiche.
Nel rivolgermi “al lettore” in un mio precedente libro di viaggi scrivevo: “Sarai molto deluso se da questo libro ti aspetti cartoline illustrate, Venezie del Nord, sole a mezzanotte, evasioni pseudoromantiche nel pittoresco, mulini a vento e simili. Il mio interesse di viaggiatore è invece rivolto soprattutto alla gente, al valore umano dei luoghi: il viaggio come ricerca degli altri e incontro con gli altri”.
Qui confermo.
D.V.

ALASKA, quasi un continente

Partiamo da Vancouver (Canada, sull’Oceano Pacifico, di cui abbiamo già scritto) verso nord per l’Alaska con una nave da crociera che prima segue la costa canadese e poi appunto quella dell’Alaska, lo Stato dell’estremo nordovest degli Stati Uniti. Se credi che, per esempio, il Texas sia uno Stato grande, ti sorprenderà sapere che l’Alaska è 2 volte e mezza più estesa e che solo la sua città Anchorage copre un’area di circa 2000 miglia quadrate, quasi 4 volte quella di Los Angeles. Quando si parla degli abitanti dell’Alaska ricorre il termine “eschimesi” con riferimento al gruppo etnico degli Inuit, uno dei gruppi indigeni emigrati secoli fa dall’Asia. Il loro stile di vita dipende dalla capacità di affrontare temperature molto basse e dalla conseguente inospitalità della terra, ma oggi le loro comunità mostrano un forte adattamento al tenore di vita moderno, soprattutto per i cambiamenti dovuti al petroliodotto Trans-Alaska. Contrariamente a un’opinione diffusa, nessuno dei gruppi indigeni ha mai abitato stabilmente negli igloo, le famose case di ghiaccio, perché le loro abitazioni tradizionali sono fatte di legno, ossa di balene e terra, ma è vero che gli Inuit spesso costruiscono ripari provvisori di ghiaccio quando si muovono per la caccia e la pesca, le loro principali attività. Simboli tipici di questa etnia sono quei pali di varie dimensioni, scolpiti con figure e disegni colorati, che si chiamano totem e che si possono distinguere in famigliari e individuali: i primi riflettono la storia delle famiglie, i relativi avvenimenti e leggende; i secondi sono simboli di singoli antenati spesso presentati con le immagini di animali dell’Alaska come orsi, rane, gufi, aquile e corvi, intagliati e dipinti da artigiani molto stimati dall’ambiente sociale. La prima tappa a terra è Ketchikan, città in mezzo alla foresta pluviale, ritenuta il luogo più famoso al mondo con totem autentici e capitale del celeberrimo salmone d’Alaska. Porta d’ingresso nel Paese, vi passavano già alla fine dell’Ottocento i cercatori d’oro diretti al fiume Klondike. Flavia: “A Ketchikan abbiamo fatto una sosta in un café-libreria per scrivere cartoline e bere un caffè, circondati dai libri e con musica di Debussy sullo sfondo”. La sosta a Ketchikan comprende un’escursione di quasi due ore lungo la zona portuale a vedere schierata una vera flotta di battelli da pesca e un bacino di carenaggio galleggiante grande come una nave da crociera e poi i salmoni che saltano dall’acqua e le aquile appollaiate sugli alberi in attesa di afferrare i pesci che affiorano. Riprendiamo la crociera. La maggioranza dei passeggeri è americana, con molta e giusta voglia di divertirsi, le donne con abiti sgargianti. Flavia: “Scivolando sulle acque del Pacifico ci godiamo le sponde verdi e collinose ben visibili dalla nave”. E il giorno dopo scendiamo a Juneau, la capitale di questo Stato. Un giro nel centro della città, ariosa, verde, scenica, con la scoperta di un saloon come meta turistica, di quelli che abbiamo visto tante volte nei film western, con il bancone, gli sgabelli, i tavolini e il pavimento di terra battuta, ma non abbiamo incontrato né John Wayne né Henry Fonda, forse erano usciti per un duello a colpi di pistola. La città prende il nome dal cercatore d’oro Joe Juneau che nel 1880, con Richard Harris, fu protagonista della corsa all’oro per cui Juneau è celebre. Facciamo un’escursione in bus al Gold Creek (Torrente dell’Oro), il piccolo corso d’acqua dove avvenne la scoperta. La guida ci dà la padella da immergere nell’acqua per “cercare l’oro garantito” (sic!) e infatti catturiamo un po’ di polvere colorata. Flavia: “Abbiamo setacciato anche noi con la nostra brava padella nell’acqua del torrente e abbiamo trovato l’oro!”. Ci hanno anche dato un attestato, una sorta di pergamena, dal titolo “Atto di concessione di oro” su cui è scritto: “Per avere seguito le orme di Joe Juneau e Richard Harris alla ricerca dell’oro; per avere partecipato alla storia della corsa all’oro; per avere superato i concorrenti: questo atto certifica che al possessore è attribuito il titolo onorario di Residente e gli sono assegnati tutti i privilegi e le sofferenze che ne derivano. A conferma di ciò, (firmato) Richard G. Willoughby, Cercatore d’Oro dell’Alaska, 1827-1902”. Conserviamo (in cassaforte!) questo documento e i due grammi di terra color oro. La nave riprende il suo viaggio verso nord ed entra nel Parco Nazionale della Glacier Bay (Baia dei Ghiacciai) che comprende vari ghiacciai da cui vediamo staccarsi e precipitare con fragore nella baia enormi iceberg. La guida ci dice che i ghiacciai che oggi vediamo sono i resti della cosiddetta Piccola Età del Ghiaccio che cominciò circa 4000 anni fa. Gli enormi iceberg possono durare una settimana o più, ma un iceberg anche di dimensioni modeste può rapidamente profilarsi e mettere in pericolo una nave quando rotola giù. Senza dimenticare che quella che vediamo è “solo la punta dell’iceberg”. Ci dicono anche che vedremo le balene, che qui sono di casa, ma noi qui non le abbiamo viste. Flavia: “Credo che le care bestiole siano sotto le lenzuola, con la coperta di lana”. Salpiamo per l’ultimo traguardo di questo viaggio verso l’orizzonte nord: Sitka. La Russia degli zar era stata la prima ad esplorare l’Alaska, per più di cento anni. Sitka, città storica, fu la base dell’insediamento russo nel Paese fino ad oltre la metà dell’Ottocento, quando l’Alaska fu venduta agli Stati Uniti, che fecero un affare per la ricchezza mineraria della regione. Per Sitka è spesso usato l’aggettivo “spettacolare”, meritatamente: sullo sfondo del caleidoscopico porto si staglia il vulcano spento Edgecumbe; nella città abbiamo visitato la cattedrale ortodossa di St. Michael, ricostruita identica a quella russa dopo un incendio negli anni Sessanta del secolo scorso, e poi Castle Hill (la Collina del Castello) dalla cui cima si vede a distanza lo Stretto di Sitka. Flavia: “Il paesaggio è quello di un arcipelago attorniato da montagne”. Ma per noi l’avvenimento più memorabile è stato, in un auditorio, lo spettacolo di danze popolari russe delle New Archangel Dancers, una compagnia di sole danzatrici russo-americane vestite dei loro costumi coloratissimi. Alla fine dello spettacolo le danzatrici vengono a stringere la mano al pubblico. Questo viaggio in Alaska è finito, torniamo in Canada, a Vancouver, da dove siamo partiti. Al Sud del Nord.

Specifiche

  • Pagine: 96
  • Anno Pubblicazione: 2019
  • Formato: 14,5 x 21
  • Isbn: 9788885460294
  • Prezzo copertina: 10,00

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