Pietro Serra

I GLADIATORI Atleti del passato

Specifiche

  • In principio, nel III secolo a.C., si chiamarono munera, cioè obblighi verso i defunti. Nel tempo il nome rimase ma i combattimenti gladiatori persero la loro connotazione di cerimonia funebre per acquisire quella di festività offerte da rilevanti personalità politiche - come l’imperatore - al fine di procurarsi il consenso popolare, così come tramanda la nota espressione di Giovenale: panem et circenses. Una tradizione che durò oltre sette secoli, nel segno di un intrattenimento grandioso, esotico e violento. Un vero e proprio spettacolo interattivo in cui il pubblico partecipava non solo incitando i contendenti, ma decidendo il destino dei vinti. Grazie alle infinite testimonianze iconografiche ed archeologiche provenienti da Pompei e da altre importantissime realtà, il libro conduce il lettore in uno dei qualunque anfiteatri che abbellivano le città romane. Questo viaggio inizia attraverso considerazioni sui graffiti provenienti dalle pareti degli edifici pompeiani, per poi proseguire con i rilievi e le pitture di due importanti edifici sepolcrali: quelli di Umbricio Scauro nella necropoli di Porta Nocera e di Vestorio Prisco nella necropoli di Porta Vesuvio. Gran parte dello studio, infine, è basato sull’identificazione delle varie classi gladiatorie, analizzate attraverso fonti latine e greche, rilievi, mosaici, rinvenimenti ceramici e pitture. Una suddivisione è stata volutamente creata tra le classi gladiatorie attestate a Pompei e quelle che dominarono il restante panorama gladiatorio.

     

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